Le scienze dello sport si occupano delle prestazioni di quei soggetti giovani, chiamati atleti, che devono fornire le cosiddette prestazioni eccellenti. In nome di questo risultato è previsto che qualsiasi forma legale di allenamento sia ricercata e giustificata. Si gioca sul concetto che lo sport è un’attività scelta volontariamente e che pertanto gli allenatori e gli scienziati sono nel giusto quando decretano allenamenti che a loro avviso dovranno produrre questi risultati eccezionali. Chi non vuole adeguarsi può fare solo della poesia ma non vincere.
Quando gli stessi scienziati e allenatori si interessano invece a coloro che non sono classicamente identificabili come atleti (definizione ottenuta principalmente guardando l’età cronologica) il paradigma precedente non vale più. L’ideologia dominante diventa quella del benessere (chi lo definisce?) che prevede un’attività moderata da svolgere al massimo a giorni alterni. Se poi si supera la mezz’età lo sport è spesso considerato come pericoloso.
Questa concezione dell’essere umano è per forza semplificata e ambedue sono sbagliate ma la scienza (psicologia compresa) partecipa a diffondere questa immagine riduttiva. Commenti?
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