Sempre più di frequente si sente parlare da parte degli allenatori che la loro squadra soffre di problemi di autostima; altrettanto spesso terminano l’intervista dicendo che chiedono ai giocatori di mostrare la prossima partita più grinta, determinazione o coraggio. Ovviamente non è certo questa la soluzione altrimenti l’allenamento consisterebbe nel chiedere a chi corre poco, di correre di più; a chi è indeciso di essere deciso; a chi è lento di essere veloce e così via. Insomma, non si cambia di certo dicendo a qualcuno di fare ciò che di solito non fa. Si cambia innanzitutto analizzando come ci si allena: si lavora con il pilota auomatico o con lo stato d’animo di chi vuole fare bene? I giocatori di solito fanno ciò che dice l’allenatore, raramente questo è un problema. La questione è un’altra e riguarda “come si sta sul campo”, si è presenti solo con il corpo o anche con la mente? Agli atleti con cui lavoro dico sempre che bisogna allenarsi con l’anima altrimenti è meglio stare a casa. Significa che per prima cosa è importante l’atteggiamento con cui ci si dispone all’allenamento, subito dopo viene la concentrazione totale su quanto si deve fare. Solo in questo modo si ottiene il meglio da sè. Con questo approccio la partita diventa una situazione in cui ri-attivare questa condizione psicologica, solo raggiunto lo stato mentale ideale entrano in gioco gli schemi e la tattica. Come dire, anche chi possiede una ferrari, prima di pensare a come guidarla deve accendere il motore; altrimenti questa bella macchina resta ferma e anche chi guida una cinquecento può superarla.
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