Ranieri dice che con il CSKA l’Inter è stata sfortunata e che i suoi ragazzi hanno mostrato carattere ma in questo momento non si vince. Non ho un commento su questa affermazione ma credo che i risultati ottenuti in campionato nonchè i punti in classifica permettano di affermare che il problema non consiste certo nella sfortuna, anzi appellarsi al caso non aiuta a trovare la soluzione e non stimola la voglia a impegnarsi per uscire da questa situazione. Aldilà dei problemi tecnici di cui molti parlano e di cui non sono esperto voglio dire qualcosa sulle emozioni. Come sappiamo le emozioni positive o negative delle persone che ci stanno vicine sono contagiose. Abbiamo addirittura delle espressioni che usiamo per sottolineare l’importanza degli altri su di noi. Diciamo infatti: “Quando lo vedo mi si allarga il cuore”, “Basta che apra bocca, che mi va il sangue al cervello”, “Vederti mi rende felice”, “Mi si stringe il cuore a pensare a quello che gli è successo”, “Andiamo da lui che sa sempre cosa dirci”. Siamo influenzati dagli altri e a nostra volta li influenziamo. Perchè questo non deve avvenire anche all’interno di una squadra? Perchè non insegnare ai calciatori e all’allenatore a ridurre questo tipo di stress? Si potrebbe obiettare sostenendo che solo la vittoria sul campo può innescare un processo di riduzione dello stress: non è vero. Imparare a rilassarsi sarebbe invece un’ottimo sistema per diminuire in maniera significativa questa condizione mentale negativa e passare da un approccio allo stress inteso come minaccia, a viverlo in termini di sfida positiva in cui mostrare le proprie abilità come squadra.
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