A leggere le dichiarazioni di questo periodo di alcuni allenatori mi viene il dubbio che non abbiamo formulato un programma di sviluppo della squadra, quando era il momento di farlo, cioè all’inizio dell’anno sportivo o, per coloro che sono stai chiamati nel corso del campionato, quando sono stati incaricati. La programmazione non è solo sapere quale gioco si vuole avere e stabilire sulla carta i compiti di ognuno. La programmazione è anche avere un piano in caso succedano eventi imprevisti ed è soprattutto condivisione e responsabilizzazione dei singoli giocatori. Solo chi ha previsto gli scenari negativi è in grado di affrontarli con fermezza e rapidità senza essere stupefatto che possa essere accaduto. Non è un caso che i vincitori di medaglie alle olimpiadi e i loro allenatori considerano che sia decisivo avere pianificato in precedenza modi di agire per affrontare proprio gli eventi imprevisti. Cosa vuole dire Luis Enrique quando afferma che deve lavorare sulla personalità dei suoi atleti? Perchè non l’ha fatto dal primo giorno? Sono convinto che molti allenatori abbiano un approccio superficiale o presuntuoso alla comprensione della mente dei propri calciatori, perchè se si rimane stupiti, vuole dire che in precedenza si aveva preso illusioni per realtà. Forse un giorno gli allenatori capiranno (anche se ne dubito) che gli servirerebbe un consulente, che in maniera scientifica e professionale li aiuti a formulare programmi di sviluppo delle loro squadre basati non solo sulla tattica ma anche su cosa succede alle persone quando le cose non vanno come dovrebbero e su come allenare la resistenza a questi stress. Per ora è fantascienza e non a caso Sacchi era spesso criticato anche perchè si occupava di questi aspetti.
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