Tiger Woods rappresenta lo spot migliore per gli psicologi dello sport, poichè è l’esemplificazione di quanto la mente sia decisiva per vincere e che la tecnica da sola può solo creare illusioni ma non basterà mai se non è associata all’autocontrollo personale. Non deve esser affatto semplice per un campione come Woods accettare che il crollo della prestazione possa avvenire da un momento all’altro, riportandolo a essere solo un bravo giocatore come tanti altri. Per un fuoriclasse abituato a fare quello che vuole sul campo da golf, con più di 70 tornei vinti, di colpo (in seguito alla storia della separazione dalla moglie) non essere più se stessi può creare anche problemi d’identità, perché non sei più quello che eri. Un po’ come quegli artisti che non sono stati più capaci di ripetere i loro capolavori perché erano diventati alcoolizzati.
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