“Non abbiamo psicologi ufficiali di squadra, alcuni atleti li seguono a livello personale”. Questa è la risposta che il Coni ha dato a Gianni Riotta riportata nel suo articolo di oggi sul tema della preparazione mentale degli atleti (http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/olimpiadi-londra-2012/articolo/lstp/464554/). In modo spiritoso Riotta suggerisce che visto le baruffe del nuoto, lo psicologo forse sarebbe stato utile. Anche in questo ambito siamo fra gli ultimi. Gli psicologi dello sport li hanno le nazioni più forti: gli USA dal 1984 ne hanno quattro del comitato olimpico più altri che lavorano con le squadra, Lo stesso vale per la Gran Bretagna, per l’Australia. Psicologi lavorano anche con nazioni meno medagliate dal Brasile, a Cuba e all’Iran. Questo non vale per l’Italia, meno male che ci sono gli atleti che, consapevoli delle difficoltà che s’incontrano a gareggiare ad alto livello, cercano la collaborazione di un esperto per gestire in modo più efficace lo stress agonistico.
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