In Italia c’è la crisi economica ma per fortuna non nell’ultramaratona e ultratrail. Ad oggi si registrano ben 13.224 finisher in gare di ultra contro i 10.874 del 2011, (primo anno che si è superati i 10.000 finisher) quindi il 21,61% in più e mancano più di 3 mesi alla fine dell’anno.
Si potrebbe raggiungere un incremento del 38% circa, si può quindi affermare che la corsa di lunga durata affascina sempre più atleti ed è in netta crescita. Analizzando meglio i dati si nota che le donne sono aumentate più degli uomini e cioè il 25,94% contro il 21,02% dei maschi. Le donne preferiscono i trail con un incremento del 34,82% contro il 16,74% della gare su strada. Gli uomini sono quasi costanti in quanto l’incremento del trail è pari al 21,14% contro il 21,43% in strada.
Un altro dato riguarda la percentuale fra finisher gare trail e strada, questi erano praticamente pari nel 2010 con 4127 nel trail e 4162 sulla strada, poi nel 2011 sono passati a 6074 (55,86%) finisher sul trail e 4800 (44,14%) su strada. Quest’anno e fino ad ora sono 7420 (56,11%) finisher sul trail e 5804 (43,89%) su strada.
Questi numeri si analizzano da solo ma bisogna ricordare che in Francia, dove il movimento è più sviluppato e con mezzi di controllo più avanzati, nel 2009 si registrarono 32.500 atleti che finirono almeno una gara di ultra, mentre in Italia se calcoliamo che in media un’atleta corre 1,9 gare all’anno di ultra, siamo circa 8.000 atleti, quindi molto lontani.
Sono dati interessanti che rivelano come le corse ultra sono patrimonio di ormai migliaia di persone e non è più un fenomeno per pochi. Cosa dovremmo pensarne noi psicologi? Come la spieghiamo è la dimostrazione del masochismo dell’animo umano, quindi, di una concezione negativa dell’individuo o rappresenta il tentativo di ampliare i propri limiti attraverso una prova certamente estrema ma in cui non c’è il rischio della vita.
(data by www.krakatoasport.com)
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