Il lavoro arbitrale è sottoposto ad alcune regole non scritte del mondo del calcio e dello sport che tendono a mantenere sempre a un livello critico la percezione che i tifosi e il più ampio pubblico manifestano nei confronti di questa attività: Queste regole sono le seguenti:
- Sino dagli albori dello sport è stato un fenomeno sociale in cui vi è sempre stata una simbiosi fra prestazione atletica e spettatori, e va ricordato che i primi eventi di cui si ha conoscenza risalgono al 5.220a.c. Significa che gli spettatori hanno da sempre parteggiato per gli atleti che gareggiavano dividendosi per fazioni.
- Il calcio è una versione ritualizzata della caccia, dove i giocatori sono i cacciatori, l’arma è la palla, la preda è la porta e l’arbitro è il giudice tribale su cui nessuno può interferire quando prende una decisione.
- La decisione di un arbitro in favore di una squadra è contro gli interessi dell’altra. Ogni volta che l’arbitro comunica una decisione, metà dei giocatori, l’allenatore e gli spettatori provano una qualche forma di disappunto. Questa è a ogni livello la natura del calcio agonistico.
- Le reazioni dei calciatori all’assegnazione di una decisione per loro negativa sono significativamente influenzate dallo stile di comunicazione che l’arbitro mostra in quella situazione
- La percezione di correttezza dell’agire arbitrale da parte del pubblico e dei calciatori è estremamente importante, però nel calcio questo tipo di percezione è altrettanto fortemente influenzata dalle aspettative e dal ruolo dei vari attori e possono essere tra loro molto diverse.
- La percezione di correttezza dell’arbitro dipende da come i calciatori ne valutano il livello di competenza, l’indipendenza di giudizio e il rispetto verso le squadre.
È uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare!