Nel calcio si va diffondendo una generazione di allenatori condottieri, sempre protagonisti. La polemica fra Conte e Capello ne è un esempio. L’importante è non accettare le critiche, attaccare. “Gli allenatori oggi sono piccoli Cesari, per il grande potere ricevuto dai club e la voglia di essere protagonisti, anche quando non sarebbe il caso. Sposano il ruolo del condottiero sempre in guerra, sfoderano un’aggressività, una rabbia non controllata, vogliono il centro della scena, Trapattoni, Liedholm e Boskov, con uguale carisma, avevano quell’ironia di cui i tecnici di oggi difettano”. Credo che avere sempre bisogno di nemici per ricaricare se stessi sia un modo molto dispendioso di vivere; si può essere perfezionisti come richiede il ruolo di allenatore senza per forza essere contro il mondo. In ogni caso sono stili personali e ognuno deve sentirsi libero di esprimersi come ritiene meglio. (Da laRepubblica, Intorcia e Ormezzano)
Concordo pienamente.
Purtoppo questo atteggiamento è molto diffuso anche negli ambienti di lavoro, in politica nella vita sociale. Sembra che trovare un nemico faccia sentire più importanti e carichi di energia. Secondo me a aiuta anche a giustificare gli obiettivi mancati. Infatti non riuscivo a capire come questi allenatori siano sempre cosi aggresivi, quando basterebbe comportarsi normalmente, trasmettere la propria idea, il proprio obiettivo, la responsabilità, la stima, la fiducia, con atteggiamento sicuro ma tranquilloe e sereno. IO insegno da trentanni nuoto, e con tutti siano bambini o adulti non ho mai trasmeso aggressività o comunicato con voce alta per dimostrare la mia autorità, ma semplicemente ho cercato di far capire che ogni mio messaggio, mia istruzione può essere importante per l’apprendimento.
Buon lavoro