In questi anni vi è stata la grande esplosione degli sport non tradizionali, da praticare sulle strade e sui muri delle città e a forte impatto emotivo per i giovani praticanti. Il principale è il parkour, significa “percorso del combattente” che consiste nello spostarsi da un punto a un altro nel modo più efficiente possibile grazie a ogni forma di movimento.
Per questi giovani il parkour non è uno sport, poichè non vi deve essere competizione fra i praticanti. Viene vissuto come uno stile di vita e Parkour.NET lanciò anni fa una campagna per preservare la filosofia del parkour dalla rivalità e competitività sportiva. Nelle parole di Ewdard LeCorre: “la competizione spinge le persone a lottare fra di loro per la soddisfazione della folla e/o il vantaggio del business cambiandone lo schema mentale”. Il parkour è unico e non può essere uno sport competitivo a meno che ignori il suo intrinseco altruismo basato sull’autosviluppo … Red Bull ha sponsorizzato Ryan Doyle che afferma. ” Spesso mi chiedono chi sia il migliore, dimostrando di non capire cosa sia il Parkour … non è uno sport, è un’arte, è una disciplina.
David Belle, è considerato il fondatore del Parkour, e l’idea di questa attività che unisce atletica e ginnastica acrobatica venne a George Hebert, che prima della I guerra mondiale, promosse un tipo di attività fisica basata su quella dei nativi africani. Ma nella promozione di forme di attività fisica come vere e proprie stili di vita, i surfer della California sono stati coloro che a partire dagli anni ’60 a livello di massa hanno diffuso questo modo di vivere, e non è caso che la prima forma di sport urbano che si è diffusa in quegli anni consiste in un’evoluzione della tavola da surf, che sull’asfalto si tramutò in skateboard.
Per ricordare coloro che in quegli anni diedero inizio a questa pratica è da vedere il film Dogtown and Z-Boys, dedicato ai ragazzi che diffusero questa nuova attività.
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