Ho visto il film intitolato “One million arm” che narra la storia di un visionario manager US che intende scoprire talenti per il baseball in giovani che praticano altri sport. Si convince che l’India è il paese ancora meno sfruttato per questa ricerca e convince un ricco cinese a finanziare questa ricerca. Chi lancerà una palla di baseball a 80 miglia parteciperà a un periodo di allenamento e successivamente i due atleti migliori vinceranno un premio e si trasferiranno per un anno negli USA ad allenarsi. Al termine dell’anno i due atleti indiani non riescono a superare il provino organizzato con i migliori scout del baseball e l’impresa sembra fallita. Il manager però riesce a ottenere un finanziamento per un altro anno al termine del quale invece i due ragazzi riescono a convincere gli esperti con i loro lanci. Conclusione, sono stati i primi due indiani a giocare nella Major League.
Questa è una storia vera che racconta come la ricerca del talento sia a tutt’oggi ancorata a stereotipi scientifici troppo rigidi, che impediscono che storie come questa siano molto più frequenti. I britannici lo hanno capito da tempo e negli ultimi 8 anni hanno arricchito le loro nazionali di circa 100 atleti servendosi di un sistema come quello descritto nel film.
In Italia, sto tentando di introdurre questo concetto da qualche anno ma le organizzazioni sportive sono rigide, i biomeccanici e gli allenatori ritengono che si debba sempre partire dai bambini e in sostanza ognuno si fa forte delle proprie sicurezze anziché provare strade nuove. Pazienza!
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