Il tennis può essere considerato come un duello, in cui lo scopo finale è di distruggere l’avversario. Ogni giocatore è impegnato a mettere costantemente in difficoltà l’avversario e chi ci riesce meglio e per più tempo alla fine vince la partita. Per queste ragioni la partita di tennis è una situazione in cui auto-controllo e pressione costante sull’avversario sono due abilità mentali indispensabili per riuscire a imporre il proprio gioco. Non a caso Rod Laver diceva che non si deve mai permettere all’altro di trovarsi a suo agio nel giocare contro di noi. In altre parole, bisogna capire rapidamente quali sono i suoi punti deboli e poi portarlo a giocare nel modo per lui più difficile e meno soddisfacente.
Per raggiungere questo scopo è necessario avere un elevato controllo emotivo, poiché se si è troppo aggressivi si rischia di agire senza avere pensato e se invece si diventa troppo timorosi, perché non si riesce a imporre il proprio gioco si rischia di giocare con il famoso braccino, che è sinonimo d’insicurezza. In ambedue le situazioni si rischia di favorire il gioco dell’avversario e dargli la possibilità di accrescere/ritrovare la sua fiducia.
Il tennista deve imparare durante le pause di gioco tra i punti e nei cambi campo. Deve pertanto allenare questa abilità mentale, pensare, non solo in partita ma anche in allenamento, con esercitazione costruite apposta per gestire al meglio queste fasi.
Quanti si allenano in questo modo?
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