Gli atleti spesso immaginano che il giorno della gara saranno pronti ad affrontarla. I risultati insegnano che questa convinzione si realizza di rado. Succede invece che gli atleti si spaventano, diventano troppo preoccupati e forniscono pessime prestazioni.
Bisogna allenarsi a cambiare, le abitudini diventano utili solo quando i comportamenti che le definiscono sono stati ripetuti, ripetuti e ripetuti ancora. Non bisogna accontentarsi di allenarsi-abbastanza-bene, perché così non si costruiscono le abitudini vincenti. Bisogna continuamente perfezionarsi e consolidare i progressi ottenuti.
E’ un tipo di lavoro emotivamente coinvolgente. Ogni esercitazione viene prima immaginata mentalmente, proprio come se si stesse fornendo quella prestazione in quel determinato momento. Solo dopo questo esercizio mentale, si dovrebbe passare ad eseguire l’esercizio. Il principio è: si parte quando la mente è pronta a iniziare. Mai prima.
La giustificazione dietro cui si nascondono le persone, compresi gli atleti, è di dirsi: “se poi sbaglio lo stesso?”. Sono troppo concentrati sul risultato. Hanno difficoltà ad accettare gli errori e quando si sbagliano si arrabbiano oppure si deprimono.
Accettare gli errori e recuperare immediatamente dopo la condizione emotiva e attentava ottimale per continuare è uno degli scopi principali dell’allenamento
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