La preparazione psicologica con gli atleti e gli allenatori è di solito un’attività che si svolge tra persone che parlano la stessa lingua madre, poiché condividere lo stesso clima culturale favorisce la relazione e il cambiamento. Svolgendo questa attività di consulenza anche all’estero e specialmente in paesi non di lingua madre inglese, come Cipro, India, Malta, Emirati Arabi Uniti e Iran ho constatato che l’inglese, anche come seconda lingua, permette comunque di avere un dialogo costruttivo ed ugualmente efficace con gli atleti. Recentemente sono stato due settimane in Cina, a Pechino, a lavorare con la nazionale cinese di tiro a volo e in questo la situazione mi ha posto difficoltà diverse, dovendo lavorare con un’interprete che per quanto esperta, limitava il rapporto con gli atleti e gli allenatori e di conseguenza metteva a rischio l’efficacia della preparazione psicologica. Di conseguenza, il lavoro svolto è stato centrato essenzialmente su esercitazioni pratiche da svolgere collettivamente in palestra e individualmente sul campo di tiro. In tal modo, gli atleti hanno potuto sin da subito applicare in allenamento le strategie e le tecniche psicologiche per migliorare le loro capacità di prestare attenzione in condizioni di stress agonistico e come rifocalizzarsi dopo un errore o nei momenti di difficoltà. Questa esperienza mi ha ulteriormente confermato che, anche con i nostri atleti italiani, troppo spesso spendiamo troppo tempo nel descrivere ciò che dovrebbero fare/pensare/sentire piuttosto che più pragmaticamente permettergli di fare esperienze di cambiamento e di ottimizzazione delle loro risorse psicologiche attraverso uno specifico allenamento formato da esercitazioni. Sistema che d’altra parte conoscono molto bene, dato che la preparazione fisica e l’allenamento tecnico si fondano proprio sulla pratica ripetuta nel tempo con l’intensità desiderata.
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