Affrontare le proprie paure è un aspetto fondamentale nella formazione dei giovani atleti. Parlare dell paure che si provano le competizioni serve per capire sono parte dell’impegno agonistico e non un sintomo di chissà quali problematiche psicologiche. Quindi, parliamo con i nostri atleti delle loro paure, di cosa li blocca durante una partita, di quali sono le situazioni che determinano il manifestarsi di questa emozione.
Spesso gli atleti si lamentano di aver gareggiato subito contro avversari più forti di loro, succede negli sport di squadra ma anche in quelli individuali di opposizione (dal tennis al pugilato, dalla scherma alla lotta). E allora che si fa? Ci si adatta a questo timore e si rinuncia perché nella nostra mente il risultato appare scontato? Direi che questo è ciò che spesso accade. Magari anche con la partecipazione degli allenatori che concepiscono la paura come un’emozione che provano le persone deboli o loro stessi non sanno come allenare la convinzione nei loro atleti.
Come psicologi della prestazione abbiamo il dovere di trasmettere l’idea, ad allenatori e atleti, che con il lavoro si vincono le paure. Quindi affrontiamo questa tematica apertamente con gli atleti chiedendo: “Quali sono le vostre peggiori paure?”. Lasciamoli esprimere in relazione ai comportamenti che mostrano in quesi momenti e poi iniziamo con loro un lavoro basato sulla consapevolezza, sulla ridefinizione della paura come step dello sviluppo psicologico dell’atleta e insegnano strategie e tecniche psicologiche siano però strettamente correlate al tipo di sport e alle caratteristiche di ogni atleta.
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