In occasione del 50° Anniversario dell’International Journal of Sport Psychology.
Vogliamo mettere in evidenza come all’inizio degli anni ’70, l’affermazione di questa disciplina nel mondo dello sport della prestazione assoluta era molto limitata. In larga parte gli atleti non seguivano programmi di preparazione psicologica e gli psicologi non partecipavano ai più importanti eventi come le Olimpiadi.
Al termine dei Giochi Olimpici di Monaco -1972, Ferruccio Antonelli si rivolse a molti psicologi chiedendo “di scrivere alcune brevi osservazioni dal punto di vista psicologico”. Nove hanno inviato un breve commento e sono stati pubblicati sul n.2, 1972 della rivista.
Il valore storico di questa iniziativa di Antonelli e del ricordarla oggi, consiste nel documentare come l’affermazione della psicologia dello sport applicata allo sport di alto sia stato un percorso lungo e di lenta affermazione. E sono serviti circa 15 anni, perché alle Olimpiadi di Los Angeles – 1984 fosse presente un numero significativo di psicologi dello sport all’interno delle squadre olimpiche.
In generale i commenti denunciano la mancanza di attenzione alla psicologia da parte delle organizzazioni sportive e della medicina dello sport.
J. Cratty (USA), p.99:
“During the Pre-Olympic Scientific Conference, I was questioning daily why there were no psychologists accompanying the American Team. A question which I couldn’t answer, and which proved personally unsettling, particularly, when viewed in the light of subsequent performance and incidences… it is hoped that in future games trained professionals to offer emotional support for athletes will be as common as are the presently available personnel for their physical health.”
J. Ferrer-Hombravella (Spain), p.100:
“Beaucoup d’observations a Munich nous prouvent que les bases de la psychologie du sport sont ignorées par beaucoup de personnes et beaucoup des médecins sportifs inclus.”
H. Rieder (German Fed. Rep.), p.103:
“Sport continues to regard psychology exclusively as a spectacular means of improvising performance without showing any interest in an unconditional and willing cooperation as far as the rather troublesome work of conducting tests and evaluating empirical data is concerned.”
M. Vane (Czechoslovakia), p. 105-106:
We need “Individualization in the care of the competitor (guidance) starting with his education and self-education and ending with intentional psycho-prophylactic, psychoigienic and psycho therapeutic means … it is necessary to point out the development of individualized techniques of cool-up and warm-up directed to an optimization of activation level of the athlete. Th advantage of a cooperation between coach, physician, psychologist and masseur is the evident.”
0 Risposte a “La lunga marcia dell’affermazione della Psicologia dello sport alle Olimpiadi”