Cosa sta mancando alle nostre sciatrici? Probabilmente il coinvolgimento totale con la loro prestazione mentre invece domina una condizione mentale di ansia e preoccupazione eccessiva.
La cosiddetta «peak performance» è fornita dall’atleta la cui condizione mentale viene chiamata «flow state» o «stato ideale di performance» e in questa condizione si è totalmente assorbiti dalle componenti rilevanti della prestazione.
In termini applicativi si tratta di chiedere agli atleti di sviluppare conoscenze intorno un’idea relativamente semplice da affermare: “Se sei presente fisicamente in una determinata situazione, perché non sei completamente presente? Cosa serve perché anche la tua mente sia totalmente coinvolta in questo esercizio piuttosto che in questa gara?”.
Già negli anni ’80, Orlick e Partington intervistando atleti canadesi di vertice mondiale hanno rilevato che per loro era di fondamentale rilevanza entrare, prima dell’inizio della competizione, in una condizione di coinvolgimento globale, uno stato di prontezza mentale che somigliava quasi a una forma di sogno che diventava realtà. Analoghe testimonianze giocatori professionisti di golf di alto livello. L’immagine dominante in questi golfisti, espressione di un totale assorbimento nel compito era la seguente: essere concentrati solo sul tiro che si sta per eseguire e su null’altro d’interno o di esterno.
Le persone sviluppano quindi una strategia che gli permette di essere totalmente coinvolti nel compito, che parte dall’uso di metodi che favoriscono l’apprendimento e il perfezionamento di un particolare compito. Ad esempio, la pianista, Alicia del la Rocha per ottimizzare l’esecuzione di passi difficili di una partitura si serve di una strategia basata sul suonarli in modo più lento e quasi sussurrato. Pure la gestione del tempo è essenziale in questo percorso di concentrazione, non tutti devono servirsi dell’approccio dello scrittore tedesco Goethe che sosteneva che le prime ore del mattino hanno l’oro in bocca. Pur nella differenza nella concezione di quali siano le ore migliori per lavorare, è stato comunque evidenziato che coloro che strutturano il loro tempo di scrittura si dimostrano efficaci, così come coloro che dedicano più tempo alla loro attività hanno maggiori probabilità di raggiungere i risultati sperati.
Quindi, in qualsiasi attività l’expertise è favorita dalla quantità e qualità del tempo speso uniti alla sua organizzazione temporale.
Un’applicazione pratica di questo approccio la si ritrova nella descrizione che Alessandro Del Piero riporta a proposito del volere imparare un determinato modo per calciare una punizione: “Al mondiale di Italia ’90 mi aveva colpito moltissimo il goal di Schillaci contro l’Uruguay … Ricordo che dopo ogni allenamento al Comunale, mi fermavo a provare i calci di punizione, in particolare quel famoso tiro di Schillaci. L’allenatore a volte mi chiedeva cosa facessi ancora lì in campo, e mi invitava a smettere perché non mi stancassi troppo. Io andavo avanti lo stesso, da solo. Sistemavo la palla, facendo una specie di piccola buca con lo scarpino, e lavoravo molto sul piede d’appoggio. Insomma, volevo ricreare le condizioni che avevano prodotto quel famoso tiro, e alla fine il colpo mi riuscì: era un Bologna-Juventus, vincemmo 3-1 e io misi finalmente a segno quel benedetto pallone in quel benedetto modo”.
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