Inizia una nuova stagione sportiva anche per i giovani disabilità intellettiva. E’ bene ricordare che sono ancora troppo pochi quelli che hanno accesso a programmi sportivi. In relazione a farli partecipare a giochi di squadra vi è ancora una concezione che a questi siano preferibili sport individuali. Personalmente non ne sono convinto poichè da 7 anni come Accademia di Calcio Integrato svolgiamo un progetto con la AS Roma proprio rivolto all’insegnamento del calcio e abbiamo documento in diversi lavori scientifici gli effetti positivi di questo progetto.
Mi sembra, invece, che una lacuna presente in molti programmi sportivi per giovani con disabilità intellettiva sia la ridotta competenza professionale specifica di chi lavora con questi giovani e che potrebbero mancare delle competenze necessarie per programmare e realizzare programmi efficaci. Voglio quindi riportare quello che secondo noi dell’Accademia di Calcio Integrato dovrebbe essere il profilo del professionista coinvolto in queste attività.
- Competenze scientifiche e professionali specifiche: laurea in scienze motorie, psicologia dello sport o logopedia.
- Essere convinti che lo sport è un’attività fondamentale per migliorare la condizione psicologica e sociale dei bambini e degli adolescenti con disabilità intellettiva.
- Essere predisposti all’interazione sul campo con i giovani, partendo dalle proprie competenze e/o esperienze sportive acquisite attraverso la carriera sportiva o lo studio del movimento.
- Accettare le frustrazioni derivate dai lenti miglioramenti di questi giovani, mostrandosi sempre convinto delle possibilità che possano comunque migliorare nel rispetto dei loro tempi e dei loro problemi.
- Essere entusiasti e dinamici sono due caratteristiche psicologiche indispensabili per essere accettati da questi giovani e per trasmettere la convinzione che si può imparare nonostante le loro limitazioni.
- Amare lo sport poiché l’attività in campo è piuttosto impegnativa e stancante, per cui certamente chi pratica lo sport ha maggiori opportunità d’inserirsi in questo ambito in cui l’attività è per tutti organizzata con specifiche unità didattica da fare seguire ai giovani.
- Essere pazienti e tenaci per avere la disponibilità a ripetere e poi ancora ripetere gli insegnamenti quante volte è necessario senza interagire in modo negativo, arrabbiato o deluso con i giovani, che sono più degli altri sensibili ai cambiamenti emotivi dei loro insegnanti.
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