“Sembrava tutto pronto per l’ascesa definitiva di Paula Badosa nello stardom del tennis femminile, ma il 2022 che si prospettava essere l’annata della consacrazione è stato finora piuttosto deludente (l’ultima sconfitta ieri a Tokyo contro la 19enne cinese Qinwen Zheng). Un paradosso se si considera che Badosa ad un certo punto di questa stagione, precisamente dopo il torneo di Stoccarda, è diventata la numero due del mondo, una posizione mantenuta però soltanto due settimane. Come si è arrivati dal numero due del mondo all’ormai noto tweet di questa mattina di Badosa? “Non vinco nemmeno al parchìs“. Una frase forte per una tennista che attualmente è al numero otto del mondo che però sta vivendo una fase complicata a livello emozionale. Il riferimento al parchìs è tipicamente spagnolo, un gioco da tavolo con i dadi in cui quattro giocatori si sfidano per raggiungere un obiettivo, molto famoso in Spagna e con qualche similitudine con il gioco dell’oca. Una metafora che tradisce la frustrazione di Badosa che nel tweet dopo ha ringraziato tutti per il supporto, aggiungendo che continuerà a lottare”.
Questa notizia mette in evidenza quanto sia sempre difficile ottenere risultati che corrispondano agli standard di risultato che un’atleta si è posta. A prima vista sembrerebbero situazioni più tipiche di un’età adolescenziale quando ancora non si conoscono bene le proprie qualità, invece si tratta di esperienze di atlete di livello mondiale assoluto. Infatti, La badessa no è l’unica a vivere queste crisi basti ricordare la Osaka o le difficoltà di molte altre top 10.
Un’indagine che ho condotto con Robert Nideffer e Jeff Bond (ex-direttore dell’Australian Institute of Sport) su atleti di livello mondiale assoluto ha mostrato che la differenza tra i vincitori di una medaglia olimpica e quelli che ne avevano vinte in numero maggiore, i cosiddetti, vincitori seriali consisteva essenzialmente nella maggiore capacità di questi ultimi di restare concentrati sul compito.
Questo risultato starebbe a indicare che i vincitori seriali non si fanno distrarre dalle loro aspettative e quelle del loro ambiente, pensano meno al risultato, sono meno influenzati dall’ambiente esterno e mostrano invece un focus totale su come performare al loro meglio. Altre indagini condotte prevalentemente in atletica hanno a loro volta mostrato che, per questi atleti, le ultime due ore che precedono la gara sono determinanti per attivare questa modalità attentiva.
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