Conoscendo sempre più il tennis mi sto convincendo che sia uno degli sport più devastanti dal punto di vista mentale. Non è un caso che il concetto “killer instict” sia stato ideato da un allenatore di tennis proprio a sottolineare la necessità di giocare con lo scopo di annientare l’avversario. Non a caso le migliori scuole di tennis, come quella di Nick Bollettieri o di Chris Evert, hanno nello staff anche degli psicologi che si occupano dell’allenamento mentale dei/delle tennisti/e. Le ragioni di questa scelta sono molte e sono così riassumibili:
- Il tennis è un gioco in cui al termine di ogni scambio si vince/perde un punto
- Essere competitivi/e significa essere capaci di sostenere continuamente il proprio gioco indipendentemente dal risultato
- Perdere una serie di punti in modo consecutivo mette alla prova la capacità di reagire a questa frustrazione con rinnovata convizione verso di sè
- Bisogna mantenere il proprio tempo di gioco, senza volere chiudere subito lo scambio con un vincente
- Bisogna avere una routine efficace tra un game e l’altro che permetta di restare concentrati sull’inizio di quello seguente.
- Bisogna essere in grado di avere un dialogo positivo con se stessi durante tutta la partita
- Bisogna ricordarsi che in partita si deve giocare al proprio meglio senza volere strafare
- Bisogna mettere continuamente in atto le abilità mentali che si è allenato (ripetizione mentale, respirazione, combattività, pensiero tattico)
Sono convinto che se ci si allenasse di più a soddisfare queste esigenze del tennis molti più atleti/e raggiungerebbero la soddisfazione e il successo a cui aspirano.
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