Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, sono tre ragazze della nazionale di ginnastica ritmica, che in questi giorni hanno denunciato le enormi pressioni, le offese e le umiliazioni subite all’interno dell’Accademia per soddisfare i parametri di peso della Nazionale italiana di ritmica. Corradini ha detto di aver voluto raccontare la sua storia per «dare voce a tutte le altre vittime di queste pressioni».
Nina Corradini, secondo quanto ha detto a Repubblica: quotidianamente veniva pesata con le altre compagne, “in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice”, che segnava i dati su un quadernino ed emetteva il proprio giudizio: “Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”.
Lo stesso ha ricordato Anna Basta: entrata nell’Accademia di Desio nel 2016, quando aveva 15 anni. Ha spiegato di aver avuto dei pensieri suicidi, di aver sofferto di attacchi di panico e di problemi alimentari che sono continuati anche dopo la sua uscita, avvenuta nel 2020. Repubblica scrive che Anna Basta, prima di lasciare l’Accademia, «aveva denunciato tutto “ai piani alti”, ma “nessuno ha mai fatto nulla”».
E ancora Giulia Galtarossa: «Era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento. Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: “Giulia, tu ti stai mangiando una pera?” Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “Abbiamo un maialino in squadra”».
Sono esperienze che non dovrebbero mai essere vissute e condivido pienamente quanto ha diffuso l’associazione Assist, che lotta per i diritti delle donne nello sport, dicendo che il rischio è che quanto sta accadendo venga raccontato «come una brutta eccezione». Per evitarlo, «al di là delle indagini doverose delle procure sportive e della procura della Repubblica» il ministero dello Sport dovrebbe istituire «un tavolo permanente di lavoro dove siano coinvolte realtà terze e indipendenti» che rappresentino i diritti delle atlete e che abbiano competenze ed esperienza in tema di contrasto alla violenza di genere.
Non è un’eccezione perchè forme di abuso, livello mondiale, non sono una novità per la ginnastica. Basta ricordare lo scandalo della ginnastica USA in cui decine di ragazze sono state abusate dal medico della nazionale Larry Nassar, così come quello della ginnastica del Regno Unito denunciato in un libro bianco del 2022 di Anne Whyte. Storie non diverse da quella che avrebbe vissuto in Romania, quasi 50 anni fa, la più grande ginnasta di tutti i tempi, Nadia Comaneci e raccontata in un libro del 2021 dallo storico Stejarel Olaru su documenti desecretati della polizia rumena.
La storia si ripete e, purtroppo, ciò è avvenuto nel disinteresse della federazione italiana di ginnastica.
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