Gli allenatori di calcio parlano spesso di mancanza di fiducia.
Innanzitutto bisogna rendersi conto che quando si attribuisce un risultato alla mancanza di fiducia si dice tutto e niente, poiché pur se sappiamo che la convinzione è necessaria per giocare bene, bisogna però conoscere le cause che l’hanno determinata, altrimenti è un modo di dire che serve solo all’allenatore per salvare la sua coscienza personale e professionale: “Non è colpa mia, sono loro che non sono sicuri”.
Se invece si capisce di quali ingredienti è composta la fiducia probabilmente ci si sta già avvicinando alla cura. A tale riguardo le domande da porsi sono le seguenti:
- I calciatori e la squadra sono consapevoli di cosa sanno fare?
- Sono concordi su come devono giocare nelle varie fasi della partita o hanno dubbi/timori?
- Sanno mantenere con coerenza questo tipo gioco durante l’incontro?
- La squadra ha un piano per reagire a situazioni di gioco impreviste?
Se non si risponde a queste quattro domande non si potrà migliorare; bisogna essere consapevoli di cosa manca, l’allenatore per primo. Non ci si può nascondere dietro la frase: “La squadra non ha seguito le mie indicazioni” oppure “La squadra non ha personalità“, bisogna conoscere cosa ha determinato questi effetti altrimenti si continuerà a perdere.
In termini pratici, il primo passo per aumentare la competenza della squadra consiste nell’allenare le abilità tattiche e mentali attraverso esercitazioni di qualità. Infatti l’allenamento delle abilità attraverso un allenamento coscienzioso assicura i giocatori che sono in grado di svolgere quanto viene loro richiesto. Preparazione – miglioramento – competenza procedono di pari passo e questo tipo di pratica quotidiana consente di focalizzarsi sui progressi che avvengono in una singola seduta, in una settimana, in un mese e così via. In tal modo non si modella solo la competenza ma anche la capacità di sapere giocare in modo costante nel tempo.
Attraverso il lavoro sul campo proposto dal tecnico i calciatori sviluppano anche un’altra convinzione che è estremamente importante e cioè che è attraverso il loro impegno che migliorano. Il trittico preparazione – miglioramento – competenza si realizza con successo solo se i calciatori si sentono impegnati al massimo nel realizzare quanto viene loro richiesto. Se invece non scatta questo meccanismo gli allenamenti saranno condotti con il pilota automatica, senza rischiare di sbagliare e impegnandosi quanto basta per non essere ripresi dal tecnico. Quando lavoro con gli atleti, gli faccio notare che questi sono allenamenti “senz’anima” in cui prevale il mestiere di atleta, l’intensità è assente e gli errori vengono spiegati dicendosi “ma è solo un allenamento in gara sarò più concentrato”. In queste occasioni, bisogna essere molto chiari con i propri giocatori e fargli notare che allenarsi in questo modo è dannoso, poiché crea una mentalità passiva che non può che non riproporsi in campo.
Allenamenti intensi e con un elevato livello di concentrazione, comportano anche che l’allenatore sia di supporto e d’incoraggiamento proprio perché alla squadra viene chiesto un coinvolgimento totale. L’idea di base è questa: più si è esigenti in termini qualitativi (velocità e precisione), maggiore deve essere la disponibilità ad accettare gli errori e a sostenere per prima cosa l’impegno e in seconda battuta il risultato. Se si agisce al contrario, prima il risultato e poi l’impegno, i calciatori cominceranno a fare solo ciò che sanno fare bene, in modo tale da ricevere il rinforzo positivo del tecnico, riducendo così la possibilità di migliorare.
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