Dalla accettazione della vulnerabilità nasce il coraggio

Vulnerabilità è un sostantivo, e viene definita come “la qualità o lo stato di essere esposti alla possibilità di essere attaccati o danneggiati, fisicamente o emotivamente”. In genere, la vulnerabilità è considerata una debolezza, non da ultimo nelle culture sportive. La letteratura sulla vulnerabilità nello sport è nascente. In confronto, il valore potenziale e l’approccio basato sulla forza della vulnerabilità hanno ricevuto un’attenzione virale al di fuori dello sport,  grazie al lavoro di Brené Brown. Nel suo libro Daring Greatly (Brown, 2012), la Brown sostiene che “la vulnerabilità è incertezza, rischio ed esposizione emotiva. La vulnerabilità è anche il luogo di nascita del coraggio, della creatività e del cambiamento”.

La Brown ha avuto il merito di aver portato il valore potenziale della vulnerabilità nel mondo accademico e nella consulenza. Quando si dice che partecipare a una competizione richiede di avere imparato  a trovarsi comodi in situazioni scomode, si esprime con altre parole che l’atleta vive una condizione di vulnerabilità e che attraverso la  performance deve trasformarla in una situazione in cui s’impegna nel fornire la migliore prestazione correndo il rischio di non riuscirci. Quindi, l’atleta si espone consapevolmente alla possibilità di essere danneggiato fisicamente e emotivamente, dalla propria autocritica negativa, dagli avversari e da tutto il suo mondo sportivo.

Quindi accettiamo di essere vulnerabili, accettiamo che ci stiamo esponendo alla possibilità di commettere degli errori che vorremmo evitare, che potremmo non riuscire a fornire la prestazione per cui ci siamo allenati. Ma se accettiamo di gareggiare saremo sempre dei vincenti, perchè avremo accettato di esporci pubblicamente e di essere stati coraggiosi proprio per avere presto questa decisione.

 

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