Molti psicologi si arrabbiano contro i motivatori e i mental coach non laureati in psicologia. Hanno ragione e dovrebbero fare valere le loro idee presso l’ordine degli psicologi. Ciò detto chi non si trova in una condizione lavorativa protetta come un lavoro a tempo pieno all’università, nel sistema sanitario, in aziende pubbliche o private, e istituti privati ma ha intrapreso il lavoro di psicoterapeuta o a scelto la consulenza deve essere attrezzato per vivere con soddisfazione personale professionale in un mondo di squali che vogliono occupare la stessa posizione.
Quindi, premesse le necessarie competenze professionali e umane per raggiungere i propri obiettivi, bisogna essere consapevoli che vi sono molti altri competitor quasi privi di competenze specifiche che si danno da fare per ottenere gli stessi risultati. Queste persone sono più spericolate rispetto agli psicologi, poiché devono vendere qualcosa in cui non sono qualificati. Per loro marketing aggressivo, insistenza e networking che sfinisce i loro possibili interlocutori sono le armi vincenti.
Per avere successo lo psicologo dovrebbe sapersi promuovere, consapevole che questa è una dimensione essenziale del lavoro e non qualcosa in più che si deve fare. Considero il networking così essenziale, che in ogni master che ho diretto l’ho inserito come modulo didattico.
Essere un consulente non è facile, bisogna esserlo ogni giorno dell’anno, bisogna sapere che ogni consulenza avrà un termine e, quindi mai smettere di cercarne di nuove e di sentirsi partecipe della fetta di mercato in cui si è deciso di lavorare.
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