30 anni di consulenza psicologica nel tiro a volo

Quest’anno sono 30 anni che lavoro nel tiro a volo. E’ un traguardo importante che attraversa la maggior parte della mia vita professionale e che sono riuscito a raggiungere grazie alla fiducia delle organizzazioni e degli atleti/e con cui ho lavorato, alla curiosità che ho dimostrato verso queste discipline sportive e alla perseveranza e al desiderio di migliorare che mi hanno sempre guidato.

Avevo 39 anni e venni presentato dal medico federale, Francesco Fazi, al presidente Luciano Rossi e ai commissari tecnici delle tre discipline (fossa olimpica, skeet e double trap)  che decisero d’inserirmi come psicologo all’interno delle squadre nazionali. Devo ammettere che non conoscevo nulla di questo sport e soprattutto delle sue implicazioni psicologiche e degli stati d’animo dei tiratori durante le gare. Certamente, era facile dire che gli errori erano determinati dallo stress agonistico ma come essere utili ad atleti che perdevano una gara per un piattello, perché ne prendevano magari 121 su 125 quando si entrava in finale prendendone uno in più. Quindi come provare a migliorare le prestazioni di quel poco (un piattello in più) che faceva però la differenza tra una vittoria e una sconfitta?

Questo era il compito che mi era stato affidato e guardando le prime gare non era affatto evidente quale fosse l’approccio alla singola pedana quando si rompeva il piattello rispetto a quando lo si mancava. Mi vennero incontro gli allenatori che mi spiegarono come funzionava questo sport e gli stessi tiratori che iniziarono a raccontarmi come vivevano le gare, i loro pensieri e le emozioni, il loro dialogo interno nei vari momenti prima e durante la gara, nelle pause tra le serie e prima di commettere un errore. Passai molto tempo con loro sino alle Olimpiadi del 2000 in Australia, andando ogni anno agli europei, ai mondiali e ai collegiali. Nel contempo nel 1998 avevo iniziato a seguire i tiratori delle Fiamme Oro allenati da Pierluigi Pescosolido con cui abbiamo lavorato settimanalmente sino alle Olimpiadi di Londra nel 2012.

L’attività svolta con i tiratori italiani, fra i migliori al mondo, mi ha permesso d’iniziare a lavorare a livello internazionale. L’occasione mi è stata fornita da Marcello Dradi, che mi contattò per fornire una consulenza ai tiratori indiani e a quelli iraniani di cui era l’allenatore. E’ stata una collaborazione che mi ha aperto alla conoscenza di mondi e mentalità diversi e che è proseguita sempre con Dradi anche come consulente della nazionale cinese di trap sino all’inizio del Covid, quando ovviamente si è conclusa. Negli stessi anni ho seguito anche la preparazione di James Galea, affermato medico di Malta, motivato a diventare un tiratore professionista. Abbiamo lavorato insieme alcuni anni con intensità e grazie a lui mi venne offerta una consulenza psicologica per la nazionale di Malta nell’anno di preparazione per i Giochi del Commonwealth del 2014.

In questi ultimi anni il mio impegno con il mondo del tiro a volo si è ridotto ma quest’anno sono stato una settimana a Taiwan per tenere un corso teorico-pratico sull’allenamento psicologico nel tiro a volo e nel tiro a segno. Nella parte pratica ho lavorato con i loro atleti nazionali e uno di loro il tiratore Lee Meng Yuan al suo debutto alle olimpiadi ha vinto la medaglia di bronzo nello skeet, spero di essergli stato utile per lo 0.1 per cento.

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