Come succede spesso a ogni inizio di anno scolastica si discute del ruolo degli insegnanti, dei genitori, di nuove regole sull’uso degli smartphone e su tutto quello che nonna bene nella nostra scuola italiana. Su questo tema ho scritto già diversi blog.
Sul tema dell’educazione dei giovani sappiamo benissimo quanto lo sport sia uno mezzo di crescita e di sviluppo se utilizzato nel modo migliore. Resta da capire chi si occupa della formazione degli istruttori e degli allenatori. I laureati in scienze motorie escono dall’università con un bagaglio di conoscenze psicologiche anche rilevante, ma nel percorso di studi non hanno sviluppato la capacità di saperle applicare. Le lotte tra il Coni e Sport Salute hanno ridotto al minimo le occasioni di formazione e il numero dei corsi, restano le azioni formative svolte dalle singole federazioni, ognuna con i suoi pregi e limiti, strette fra troppi vincoli che una Scuola dello Sport nazionale permetteva di superare a livello di qualità e quantità di proposte formative e qualità ed esperienza dei formatori. Sono anche diversi anni che non viene più pubblicate l’unica rivista italiana di scienze dello sport sembra a causa di queste problematiche istituzionali.
Non è poi pensabile che il calcio, la pallavolo, l’atletica, e il nuoto per citarne solo alcune abbiano diverse proposte formative, quando i principi base di un percorso educativo rivolto ai giovani sono sostanzialmente analoghi, al di là della specifica proposta sportiva.
E’ interessante notare che negli sport più praticati spesso sono le stesse società sportive che avendo al loro interno uno psicologo, forniscono in questo modo un supporto formativo sul campo ai loro istruttori e un sostegno alle famiglie e ai giovani. Questo è frequente nel tennis e nel calcio giovanile, per il fatto che le rispettive federazioni prevedono formalmente l’inserimento dello psicologo nelle singole società. Per la federazione tennis e padel devono inoltre essere stati qualificati da un corso federale di preparatore mentale di primo livello aperto solo a psicologi. Per la federcalcio è invece necessario che lo psicologo abbia svolto un master di psicologia dello sport.
Come spesso succede i Italia, le carenze istituzionali vengono superate direttamente alla base da chi svolge direttamente il lavoro con i giovani.
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