La situazione psicologica della Juventus può essere interessante da capire, poichè a mio avviso dimostra un’idea consolidata della psicologia. L’idea sarebbe che quando le aspettative vengono deluse per non avere ottenuti il risultato per cui sino a poco si stava lottando, le prestazioni successive vengono compromesse dall’affermarsi del pensiero secondo cui non c’è più niente da fare.
In assenza di conoscenze dirette questa è un’ipotesi, che mi sembra in ogni caso abbastanza probabile. Non potendo più lottare per tentare vincere il campionato, La Juventus è ritornato al solito modo stanco di giocare, che ha bisogno di trovarsi in difficoltà per trovare la motivazione per cambiare.
E’ curioso che calciatori di qualità cadano in questa trappola psicologica, creata da loro stessi, senza mettere in atto delle forma di resistenza a questa caduta motivazionale. Una squadra non dovrebbe ragionare in questo modo, che portano a perdere contro squadre evidentemente di livelli inferiore, ma questo non serve se gli avversari giocano e loro si limitano a una gestione ordinaria e lenta del gioco.
Questa involuzione mentale dei giocatori dovrebbe venire contrastata da allenatore e staff. Si è visto che è durata per almeno tre partite dopo la sconfitta con l’Inter. Sono più di 270 minuti giocati alla meno peggio. Come possono giocatori e squadra giustificare a se stessi individualmente e cone collettivo quest momento negativo così prolungato?
Mi sembra di sentire le parole di Al Pacino, in qualità di allenatore, in Ogni maledetta domenica, quando dici ai giocatori: “O risorgiamo come collettivo o saremo annientati individualmente”.