Archivio per la categoria 'Allenatori'

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La necessità dell’allenamento mentale nei giovani atleti

In questi anni ho ricevuto molte richieste di lavorare con adolescenti per prepararli dal punto di vista mentale ad affrontare le gare. Mi sembra uno sviluppo positivo, poichè sta a indicare che in alcuni sport individuali vi è la consapevolezza dell’importannza dell’allenamento mentale anche nell’attività giovanile. Questo è avvenuto in relazione a tre sport: il tiro a volo, il golf e il tennis; discipline in cui i genitori devono per forza investire economicamente sui loro figli se vogliono che facciano esperienze agonistiche e di allenamento efficaci. Basti pensare ai 30 tornei di tennis annuali a cui un giovane deve partecipare, piuttosto che al costo di fucile, cartucce e piattelli nel tiro a volo o al costo per partecipare ai tornei di golf e per allenarsi con un bravo maestro.

Diventa così evidente che percepita da parte dei gentirori l’esigenza del mental coaching, l’investimento economico diventa una delle voci di spesa che i genitori devono affrontare. Dico questo perchè è molto raro che una federazione sportiva, invece, investa sull’allenamento mentale nella fascia d’età juniores (che sarebbero i suoi talenti). Mental coaching che quando si ha 14-17 anni equivale alla costruzione di quell’approccio mentale che è utile per fare bene. Ad esempio, imparare in questa età ad avere un dialogo positivo con se stessi è assolutamente più facile che quando si sarà adulti, ed educa mentalmente il ragazzo o la ragazza a sapersi incoraggiare, ad affrontare le difficoltà con maggiorer serenità, o a correggersi in modo positivo e senza insultarsi.

Mi chiedo perchè queste abilità psicologiche così importanti nella vita di ogni essere umano debbano essere insegnata solo in età adulta, e molti poi neanche la imparano. E’ possibile che il limite dei ragazzi sia rappresentato da coloro (dirigenti e allenatori) che dovrebbero essere i loro insegnanti?

La distrazione nel calcio

Nel calcio, gli errori di concentrazione possono influenzare significativamente le prestazioni individuali e di squadra. Ecco alcuni dei principali errori di concentrazione che i calciatori possono commettere:

  1. Distrazione durante il gioco - I giocatori possono distrarsi facilmente perdendo di vista la posizione dei compagni di squadra, degli avversari o del pallone. Questa distrazione può portare a passaggi errati, perdite di possesso o errori difensivi.
  2. Mancanza di attenzione durante le palle inattive - Gli angoli, i calci di punizione e i rigori richiedono massima concentrazione. Gli errori durante queste situazioni possono costare gol.
  3. Perdita di focus dopo un gol subito o segnato - Dopo aver segnato un gol o subito un gol, i giocatori potrebbero distrarsi momentaneamente, diminuendo la concentrazione e la determinazione nel continuare la partita.
  4. Sottovalutazione degli avversari - Ignorare la qualità degli avversari può portare a una mancanza di preparazione e concentrazione durante la partita, causando errori evitabili.
  5. Mancanza di comunicazione - La mancanza di comunicazione tra i giocatori può portare a errori di posizionamento, marcature inefficaci e disorganizzazione tattica.
  6. Stress e pressione - La pressione agonistica derivante da situazioni di gioco cruciali o da aspettative elevate può influenzare negativamente la concentrazione dei giocatori, portandoli a commettere errori.
  7. Mancanza di condizione fisica - La stanchezza fisica può influenzare la concentrazione. I giocatori affaticati tendono a commettere più errori tecnici e decisionali.
  8. Mancanza di autocontrollo emotivo - L’incapacità di gestire le emozioni durante la partita, come la frustrazione o l’euforia, può interferire con la concentrazione e portare a errori.
  9. Mancanza di adattamento alle condizioni di gioco - Le variazioni nelle condizioni meteorologiche, del campo o ambientali possono influenzare la concentrazione dei giocatori. La mancanza di adattamento a queste condizioni può causare errori di gioco.
  10. Debolezza mentale sotto pressione - Alcuni giocatori potrebbero perdere la concentrazione in situazioni di elevata pressione, come nel finale di una partita importante o durante i tiri di rigore. La mancanza di resilienza mentale può portare a errori cruciali.
Per migliorare la concentrazione nel calcio, i giocatori possono adottare strategie come l’allenamento mentale, la visualizzazione, la pratica della mindfulness, migliorare la condizione fisica e lavorare sulla comunicazione e sulla coesione di squadra. Questi metodi possono aiutare a ridurre gli errori di concentrazione e a migliorare le prestazioni complessive sul campo.

Pace e sviluppo con lo sport

Peace and development through sport

Accettare lo stress migliora il benessere personale

I risultati della ricerca suggeriscono che gli interventi volti a ridurre negli individui la valutazione di una situazione, ad esempio una prestazione, come  minacciosa promuovono il benessere personale.

Un intervento che potrebbe raggiungere questo obiettivo è  ottimizzare la percezione di stress, incoraggiando gli individui a considerare lo stress  e le risposte specifiche (ad esempio, l’aumento della frequenza cardiaca) come benefiche. A questo riguardo i dati dimostrano che promuovere un approccio costruttivo allo stress può limitare la valutazione di minaccia e migliorare le prestazioni.

Per esempio, un intervento sinergico sulla mentalità che promuove una mentalità che favorisce lo stress e una mentalità di crescita verso l’intelligenza attenua le risposte di tipo minaccioso (per esempio, una minore resistenza vascolare) e favorisce la salute e il benessere (per esempio, una minore sintomatologia ansiosa).

Pertanto,  incoraggiando gli individui a interpretare gli aumenti di attivazione fisiologica causati dallo stress (ad esempio, l’aumento della frequenza respiratoria) come uno strumento funzionale può limitare le valutazioni di minaccia e favorire le prestazioni nei luoghi di lavoro, a scuola e nello sport.

Il ruolo attuale della psicologia dello sport

Un modo per capire il ruolo che lo sport e l’attività motoria svolgono nella nostra società riguarda l’ampiezza che la ricerca scientifica ha raggiunto. Per restare solo nell’ambito della psicologia dello sport e dell’esercizio sono decine i libri scientifici e di applicazione pratica che ogni anno vengono pubblicati ed è probabile, per difetto, che ogni anno vengano pubblicati più di 5.000 articoli scientifici.

Ho avuto la fortuna di essere parte di questo sviluppo. Quando ho iniziato vi erano solo due riviste al mondo di psicologia dello sport e pochi manuali fra cui in italiano quello di Ferruccio Antonelli e Alessandro Salvini e in inglese Psychological foundations of sport  a cura di John Silva e Robert Weinberg. Non esistevano ancora manuali per allenatori, come fece più tardi la Scuola dello Sport mentre in Canada già dalla metà degli anni ’70 vi erano testi di psicologia dello sport per loro. In quegli anni non era facile essere aggiornati. Antonelli mi ha aiutato in questo, poichè potevo leggere i libri che riceveva e facevo la traduzione in italiano degli abstract delle due riviste. Inoltre, iniziai a sviluppare i rapporti con l’International Society of Sport Psychology (ISSP) per conto della rivista International Journal of Sport Psychology e, quindi, nel 1987 partecipai al mio primo meeting a Varna con il managing council dell’ISSP conoscendo Vanek, Singer, Salmela, Roberts, Unestahl.

Ora la psicologia dello sport svolge un ruolo significativo nell’ambito della psicologia e delle scienze motorie e dal punto di vista applicativo la sua funzione è riconosciuta nel miglioramento delle prestazioni degli atleti e dei gruppi e nello sviluppo del benessere psicologico. Nessuno dice più “non sono mica matto” quando gli si chiede se è seguito dallo psicologo dello sport, frase invece con cui la mia generazione è cresciuta e a cui ha dovuto imparare a rispondere, spiegando l’utilità di questo lavoro.

Ora i dati della scienza ci sostengono in modo incredibile rispetto a 40 anni fa e come esperti dobbiamo saperli utilizzare, perchè non si può certo più dire che non si si sa dove trovare le informazioni, in questo internet è un veicolo estremamente utile a costo zero che chiunque lo voglia può utilizzare.

 

 

La tenacia mentale favorisce la salute mentale?

La tenacia mentale, definita come la capacità di persistere, resistere e affrontare sfide o difficoltà con determinazione e resilienza, è strettamente correlata alla salute mentale. La sua relazione con la salute mentale può essere vista da diversi punti di vista:

  1. Resilienza - La tenacia mentale è spesso considerata un componente chiave della resilienza mentale. Essa aiuta le persone a superare ostacoli, a recuperare da situazioni stressanti o traumatiche e a adattarsi positivamente alle avversità. Una solida tenacia mentale può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare disturbi mentali come depressione, ansia o stress e favorire il recupero in caso di problemi di salute mentale.
  2. Adattamento - Le persone con una forte tenacia mentale spesso dimostrano una maggiore capacità di adattamento. Questo può favorire una migliore gestione dello stress, consentendo loro di affrontare sfide emotive e situazioni difficili in modo più costruttivo.
  3. Autostima e fiducia - La tenacia mentale può influenzare positivamente l’autostima e la fiducia in sé stessi. Essere in grado di superare ostacoli o difficoltà può rafforzare la convinzione nelle proprie capacità, contribuendo così a un senso di benessere e equilibrio mentale.
  4. Affrontare situazioni difficili - Le persone con una buona tenacia mentale spesso hanno una maggiore capacità di affrontare situazioni stressanti o traumatiche senza compromettere il proprio benessere mentale. Sono in grado di rimanere resilienti, mantenere una prospettiva positiva e adottare strategie di coping efficaci.

Tuttavia, è importante sottolineare che la tenacia mentale da sola non garantisce la salute mentale e che la salute mentale è influenzata da molteplici fattori, inclusi ma non limitati alla genetica, all’ambiente, alle esperienze di vita e al supporto sociale. Una solida tenacia mentale può certamente contribuire a una migliore salute mentale, ma la cura e l’attenzione verso il proprio benessere psicologico richiedono un approccio olistico e multidimensionale.

Misurare il benessere nello sport agonistico

Giles S, Fletcher D, Arnold R, Ashfield A, Harrison J. Measuring Well-Being in Sport Performers: Where are We Now and How do we Progress? Sports Med. 2020 Jul;50(7):1255-1270.

Per misurare il benessere nello sport, è importante che i ricercatori siano chiari riguardo alla natura esatta e all’ambito del costrutto che viene valutato. La concettualizzazione del benessere è stata ampiamente dibattuta dagli studiosi della psicologia, il che ha portato a una varietà di definizioni derivate da diverse prospettive concettuali e teoriche.

Nonostante la mancanza di una definizione universalmente accettata del benessere, è principalmente inteso come un insieme di componenti sia edoniche che eudemoniche, fondamentali per prosperare in vari ambiti della vita. La prospettiva edonica è tipicamente definita in termini di felicità, raggiunta attraverso la ricerca di esperienze gratificanti e piacevoli che rafforzano sentimenti positivi e soddisfazione. La prospettiva eudemonica, proposta da Aristotele (350 a.C.), si concentra più ampiamente sulle qualità personali e sui modi di vita che favoriscono un vivere bene. Un principio centrale di questa prospettiva è l’incarnazione di qualità personali che consentono a una persona di svilupparsi fino al proprio potenziale in modo coerente con il proprio daimon (o “vero sé”).

Basandosi sui principi eudemonici, gli studiosi hanno definito una varietà di componenti (come autonomia, crescita personale e senso della vita) utilizzati per studiare il benessere psicologico e gli stati di prosperità.

Resta un dibattito, tuttavia, sull’entità in cui particolari componenti corrispondano all’eudemonia come espressa nei testi filosofici originali, così come sulla loro distinzione empirica dalle concezioni edoniche del benessere. Lo studio del benessere edonico è spesso ampiamente equiparato al modello di benessere soggettivo di Diener. Per quanto riguarda la misurazione, c’è un accordo generale sul fatto che il benessere soggettivo comprenda un componente affettivo (vale a dire la presenza di emozioni positive e l’assenza di emozioni negative) e un componente cognitivo (vale a dire valutazioni della soddisfazione nella vita).

Passando al benessere eudemonico, sono stati proposti numerosi modelli concettuali di misurazione che combinano varie componenti di funzionamento psicologico e sociale e ampliano la nozione di benessere oltre al “sentirsi bene” enfatizzato nella prospettiva edonica.  Sebbene manchi un consenso sulla struttura concettuale del benessere eudemonico, la maggior parte degli studiosi accetta che le misurazioni del benessere eudemonico siano importanti perché forniscono un’idea delle esperienze soggettive degli individui al di là di quanto catturato attraverso valutazioni della soddisfazione nella vita e dell’affetto.

Come coniugare intensità di gioco e intelligenza agonistica

Per coniugare l’intensità di gioco negli sport di squadra con l’intelligenza agonistica, è necessario sviluppare una serie di elementi sia fisici che mentali. Ecco alcuni aspetti importanti da considerare:

  1. Preparazione fisica - Un’adeguata preparazione fisica è fondamentale per sostenere un alto livello di intensità nel gioco. Ciò include resistenza, forza, velocità e flessibilità. Un ottimo livello di forma fisica consente ai giocatori di mantenere l’intensità per tutta la durata della partita.
  2. Tattiche di gioco -L’intelligenza tattica è cruciale. I giocatori devono comprendere le tattiche della squadra, avere la capacità di adattarsi durante la partita e prendere decisioni rapide e intelligenti sul campo.
  3. Letture di gioco - Gli ottimi giocatori hanno la capacità di leggere rapidamente la situazione in campo, anticipare le mosse degli avversari e prendere decisioni intelligenti basate sulla situazione attuale del gioco.
  4. Mentalità e concentrazione - Mantenere la concentrazione per l’intera partita è essenziale. L’intelligenza agonistica coinvolge anche la capacità di gestire la pressione, restare concentrati e reagire positivamente alle sfide e agli errori.
  5. Allenamento specifico - Gli allenamenti dovrebbero concentrarsi sulla simulazione di situazioni di gioco ad alta intensità, incoraggiando i giocatori a prendere decisioni rapide e intelligenti sotto pressione.
  6. Comunicazione e cooperazione - L’intelligenza agonistica si manifesta anche nella capacità di comunicare efficacemente con i compagni di squadra, coordinando le azioni e lavorando insieme per raggiungere gli obiettivi comuni.
  7. Mentalità vincente e resilienza - Gli atleti con un’elevata intelligenza agonistica mostrano una mentalità vincente, sono resilienti e in grado di affrontare le sconfitte imparando dagli errori e migliorando continuamente.
  8. Gestione dell’energia - Sapere quando intensificare o ridurre l’energia durante la partita è fondamentale. I giocatori intelligenti dal punto di vista agonistico sanno come dosare le proprie energie per essere efficaci per l’intera durata della partita.
  9. Adattabilità e flessibilità - I giocatori con un’intelligenza agonistica sviluppata sono in grado di adattarsi rapidamente a cambiamenti nelle condizioni di gioco, strategie avversarie o variazioni tattiche della propria squadra. Essi possono modificare il loro stile di gioco o ruolo in campo per rispondere alle esigenze della situazione.
  10. Analisi post-partita e apprendimento continuo - Gli atleti con intelligenza agonistica cercano costantemente di migliorare. Dopo ogni partita, analizzano le proprie prestazioni, individuano punti di forza e debolezza, e lavorano costantemente su quegli aspetti per progredire costantemente nel tempo.

In sintesi, la combinazione di una preparazione fisica adeguata, una comprensione tattica del gioco, un’elevata lettura di gioco, una forte mentalità e capacità di concentrazione sono tutti elementi fondamentali per coniugare l’intensità di gioco con un’intelligenza agonistica efficace.

Il razzismo di Wesley Sneijder

Ma perchè non stanno zitti. Non devono per forza evolvere mentalmente ma almeno seguire l’evoluzione dello sport e delle regole della vita.

“Se ripenso a me in uno spogliatoio, non potrei mai pensare di essere allenato da una donna”. L’ex centrocampista dell’Inter Wesley Sneijder, ha parlato a “Veronica Offside” del tema dell’integrazione di figure femminili nel calcio maschile, che in Olanda e Inghilterra è molto discusso. “Trovo difficile dare un giudizio. Ripenso a com’ero io da giocatore, a com’ero nello spogliatoio. Magari adesso le cose sono cambiate, ma io no. Immagino tutto l’umorismo calcistico che ne deriverebbe…. Non ho nulla contro le donne, ma qui stiamo esagerando un po’”.

Una occasione persa e soprattutto una dimostrazione di scarsa intelligenza, su tutti i fronti.

 

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