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Il ruolo dei club nel sostenere i calciatori con problemi personali

L’emergere nel calcio delle problematiche personali di alcuni calciatori che hanno sviluppato una dipendenza dalle scommesse, con tutte le conseguenze negative che sono emerse, ha messo in evidenza il ruolo che dovrebbero svolgere le società sportive insieme alle famiglie di questi giovani.

La ricerca nell’ambito della coesione dei gruppi può dare un contributo significativo a questo impegno per indirizzare scelte e azioni che sarebbero utili per combattere questa problematica, così devastante per i giovani che cadono in questa trappola.

Di seguito alcune strategie da intraprendere qualora si volesse uscire dal generico “faremo di tutto per stare vicini al ragazzo”.

  1. enfatizzare l’importanza dell’orgoglio individuale e l’unicità del contributo personale;
  2. migliorare il senso di responsabilità di ognuno nei confronti della squadra e viceversa;
  3. aumentare le interazioni di gruppo, l’impegno al compito e il livello di coesione;
  4. rendere le attività coinvolgenti, dando agli atleti rinforzi per lavorare insieme, in tal modo si potrà sviluppare l’orgoglio e l’identità di squadra;
  5. incrementare l’identificabilità della prestazione individuale come parte del processo di squadra;
  6. dividere la squadra in piccole unità;
  7. impiegare un programma sistematico di goal setting, definendo specifici obiettivi individuali e collettivi e fornendo regolari feedback sul loro raggiungimento;
  8. condurre riunioni collettive e incontri individuali per comprendere e risolvere eventuali cadute motivazionali e problematiche personali. Rapporti interpersonali diretti e supportivi possono servire a stimolare la motivazione e a capire le ragioni per cui alcuni atleti non mantengono nel tempo lo stesso livello d’impegno;
  9. attribuire a ognuno un ruolo specifico, da tutti identificabile e percepito in termini positivi e necessari sia al singolo sia al gruppo;
  10. permettere agli atleti di esprimersi in modo creativo e di sentirsi appoggiati nella loro capacità di assumersi dei rischi.

9° anno di Calcio Insieme – Progetto per giovani con disabilità intellettiva

E’ iniziato il 9° anno di attività del progetto “Calcio Insieme”. E’ un progetto complesso rivolto ai giovani con disabilità intellettiva, con particolare riferimento ai giovani con autismo. E’ un periodo di tempo lungo in cui molti dei partecipanti sono passati dall’essere degli adolescenti con autismo a giovani adulti.

E’ un progetto della AS Roma in collaborazione con l’Accademia di Calcio Integrato, che ha l’obiettivo di promuovere una metodologia innovativa di allenamento del calcio fra questi giovani, partendo dall’età della scuola calcio 6-12 anni per arrivare all’attività più centrata sul gioco delle partite nelle età successive dai 13 anni e oltre.

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474 sono stati i giovani coinvolti in 8 anni - Ogni anno il numero di giovani con disabilità intellettiva è aumentato. Inizialmente il progetto ha riguardato le fasce di età della scuola calcio, andando avanti si è arricchito della fascia di età superiore da noi chiamata “Lupetti crescono”, che ora comprende anche giovani che hanno raggiunto la maggiore età.

80 sono i giovani con autismo coinvolti nell’attività 2022-23- Attualmente i giovani sono divisi in tre gruppi in base all’età e alle loro competenze motorie e psicologiche. Il gruppo composto da giovani con un livello grave di autismo sono seguiti ognuno da un singolo professionista (istruttore o psicologo). Il gruppo dei giovani più piccoli (6-9) anni e con un livello di funzionamento medio svolgono attività in gruppo e giochi con la palla. Il gruppo di adolescenti over14 di medio-alto funzionamento seguono un programma di allenamento di calcio e giocano partite di calcio5 fra di loro, in modo integrato con giocatori della scuola calcio della AS Roma e partecipano a eventi organizzati da altre società o FIGC.

30 sono stati i giovani con autismo nel primo anno - Calcio Insieme è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma che hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una Community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD).

28 sono state le ore di formazione dello staff- Nel 2015 lo staff ha partecipato, prima dell’inizio dell’attività a un Corso di formazione della durata di 28 ore a cura di “Calcio Insieme” che ha avuto come docenti esperti nei vari ambiti della disabilità intellettiva e interventi di genitori, operatori della scuola e società sportive. All’inizio di ogni anno lo staff è coinvolto in un’attività di aggiornamento.

24 sono i professionisti - Lo staff è composto da 10 istruttori di calcio, 6 psicologi dello sport, 1logopedista, 3 medici, 1 responsabile dei rapporti con la scuola e i genitori,1responsabile dell’area tecnica, 1responsabile scientifico e 1 responsabile dei rapporti istituzionali.

 20 sono le scuole coinvolte - I giovani con disabilità intellettiva coinvolti provengono da 20 scuole del territorio romano. Con ognuna di queste scuole è stato stabilito un rapporto di collaborazione tramite la preside, l’insegnante di sostegno e le famiglie.

9 sono i video per parlare di Calcio Insieme - Sono stati realizzati 6 brevi video didattici della durata ognuno di pochi minuti, finanziati dalla presidenza della Regione Lazio. Sono stati realizzati altri 3 video per presentare l’attività svolta e i risultati raggiunti.

8 i contributi scientifici pubblicati - 4 sono gli articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. E’ stato pubblicato un numero speciale della rivista “Movimento” e un articolo sulla rivista della Scuola dello Sport. Durante il Covid l’attività svolta online con questi giovani ha prodotto un libro tecnico di esercizi da svolgere a casa. L’attività è stata presentata al convegno nazionale della società italiana di disprassia, a un seminario svolto all’Istituto di neuropsichiatria dell’Università Sapienza di Roma ed è parte integrante del Corso di IV Livello per allenatori organizzato dalla Scuola dello Sport di Roma.

3 i campus estivi - Sono stati realizzati campi estivi per: rispondere ai bisogni espressi dalle famiglie con figli con disabilità intellettiva, offrendo settimane di campo estivo, gratuito; creare un modello di campus estivo e di giornata tipo, basato sul movimento, declinato nelle diverse espressioni ludico-motorie e sportive; costituire un concreto modello d’integrazione grazie alla presenza al campo estivo anche dei fratelli e sorelle o compagni di classe, loro coetanei con sviluppo tipico. Ogni settimana di camp era distribuita su 5 giornate per un totale di 25 ore settimanali.

3 i giovani che hanno svolto il ruolo di assistenti istruttori - Questi giovani hanno compiuto 18 anni e sono con noi da alcuni anni, la loro passione per il calcio è a tutto tondo.  Hanno svolto il ruolo di assistente istruttore durante le settimane dei campi estivi. In futuro potrebbero mettere a frutto le competenze sportive acquisite e fare dello sport il loro ambito lavorativo, ma la loro disabilità intellettiva risulta un ostacolo. L’obiettivo è di  abbattere questo ostacolo e costruire un percorso formativo per rendere accessibile a queste ragazze e ragazzi il calcio anche come possibile ambito lavorativo.

2 sono le aree indagate: motoria-sportiva e psico-sociale - Sono state proposte e sperimentate differenti prove motorie-sportive prima di giungere a quella finale che si avvale di una descrizione comportamentale su 5 livelli delle competenze motorie di base, ripetuta due volte l’anno, all’inizio del percorso didattico e al suo termine. Durante i colloqui con i genitori è stato chiesto loro di compilare schede informative sui comportamenti, a inizio e fine anno, per valutare la loro percezione di miglioramento sulle aree psicologiche e sociali indagate. Analoghe valutazioni psicologiche hanno condotto gli psicologi di questi giovani, esaminando  nei giovani più gravi anche la durata del loro impegno attivo durante ogni seduta di allenamento.

#ThisLittleGirlIsMe

#ThisLittleGirlIsMe è la nuova campagna di InspirinGirls in occasione della prossima Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze per concentrare l’attenzione sui diritti delle ragazze e sulla necessità di promuoverne l’emancipazione.

Le giovani ragazze sperimentano un calo di fiducia del 30% durante l’adolescenza, e ciò le influenza nei percorsi di istruzione e nelle ambizioni di carriera. I modelli di ruolo proposti di InspirinGirls sono incredibilmente importanti per abbattere gli stereotipi e affrontare il gap di fiducia che le ragazze adolescenti sperimentano. Crediamo che ogni giovane donna debba sentirsi libera di scegliere qualsiasi professione e di poter essere quello che desidera: con la campagna#ThisLittleGirlIsMe vogliamo mostrare donne di successo in qualsiasi settore lavorativo!

InspirinGirls Italia ti invitaa partecipare a questa campagna condividendo una foto sui social media (in particolare Instagram) per mostrare a tutte le ragazze che possono seguire il loro esempio e i loro consigli e diventare ciò che sognano!

La nuova campagna internazionale #ThisLittleGirlIsMe - Inspiring Girls

Cosa possono fare i pediatri per ridurre il disagio che vivono i giovani?

Il possibile ruolo dei pediatri:

  1. parlare con i genitori delle opportunità dei loro figli per attività indipendenti e che contribuiscono a sviluppare la fiducia in se stessi.
  2. presentare una panoramica delle scoperte di studi come quelli descritti.
  3. spiegare concetti come il locus di controllo e i bisogni psicologici fondamentali e chiedere ai genitori delle attività indipendenti dei loro figli e dei vincoli e delle paure che limitano tali libertà.
  4. collaborare con i genitori per trovare modi per superare i vincoli e ridurre le paure, tenendo conto dell’età del bambino, del quartiere e delle condizioni di vita della famiglia.
  5. Lavorare insieme nei luoghi di residenza per creare situazioni in cui i bambini possono giocare liberamente con altri bambini, con un adulto presente solo per la sicurezza, senza gestire il gioco.
  6. parlare con i genitori su come insegnare ai bambini a essere sicuri nelle loro attività indipendenti: come attraversare le strade, le regole di sicurezza per andare in bicicletta, i vantaggi di muoversi con i fratelli o gli amici anziché da soli (c’è sicurezza nei numeri), come chiedere aiuto quando è necessario, e simili, come alternativa a privarli di tali attività.
  7. mettere a frutto la loro posizione e conoscenza in discussioni con educatori, assistenti sociali, pianificatori urbani, legislatori e leader comunitari riguardo a politiche e programmi che limitano o ampliano le opportunità dei bambini per attività indipendenti.

In US l’organizzazione no-profit Let Grow sta lavorando efficacemente da diversi anni, ottenendo un certo successo, per introdurre il gioco libero e altre avventure indipendenti nelle scuole pubbliche, per modificare le leggi statali per dare ai genitori maggiore libertà nel prendere giudizi ponderati su cosa è sicuro per i loro figli e per fornire un catalogo per genitori e insegnanti con modi e motivi per consentire ai bambini maggiore indipendenza.

(Sintesi di: Gray P, Lancy DF, Bjorklund DF. Decline in Independent Activity as a Cause of Decline in Children’s Mental Well-being: Summary of the Evidence. J Pediatr. 2023 Sep; 260:113352)

La diminuzione dell’attività indipendente come causa del declino del benessere mentale dei bambini

Non è un segreto che i tassi di ansia e depressione tra i bambini e gli adolescenti in età scolare negli Stati Uniti siano ai massimi storici. Riconoscendo ciò, l’American Academy of Pediatrics, l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e l’Associazione degli Ospedali per l’Infanzia hanno emesso, nel 2021, una dichiarazione congiunta all’amministrazione Biden in cui si chiedeva che la salute mentale dei bambini e degli adolescenti fosse dichiarata “emergenza nazionale”.

Sebbene la maggior parte delle attuali discussioni sul declino della salute mentale giovanile sottolinei ciò che è avvenuto negli ultimi dieci o quindici anni, la ricerca indica che il declino è stato continuo per almeno gli ultimi cinque o sei decenni.

La tesi riassume le prove relative a (a) un forte declino nel corso dei decenni nelle opportunità per l’attività indipendente dei bambini; (b) un forte declino negli stessi decenni nella salute mentale dei giovani; (c) gli effetti dell’attività indipendente sulla felicità immediata dei bambini; e (d) gli effetti dell’attività indipendente nella costruzione di una resilienza psicologica a lungo termine.

Chi è stato giovane negli anni ’70 o precedenti sa per esperienza diretta che i bambini di allora avevano molta più libertà per girovagare, giocare e partecipare a varie attività in modo indipendente dagli adulti rispetto ai bambini di oggi. A partire dagli anni ’60 e accelerando negli anni ’80, la comprensione implicita si è spostata da quella dei bambini come competenti, responsabili e resilienti a quella opposta, poiché i consigli si sono concentrati sempre di più sulle esigenze di supervisione e protezione. Quello che è diminuito in particolare è la libertà dei bambini di partecipare ad attività che comportano un certo grado di rischio e responsabilità personale lontano dagli adulti.

Chudacoff (2007) descrive la prima metà del XX secolo come “l’età dell’oro del gioco non strutturato” e mostra come il gioco libero dei bambini, soprattutto all’aperto, sia diminuito a partire dal 1960. Mintz (2006) sostiene le premesse secondo cui “i bambini contemporanei sono più regolamentati e vincolati che mai” e hanno “meno modi socialmente valorizzati per contribuire al benessere della loro famiglia o partecipare alla vita comunitaria”.

E’ aumentato il tempo che i bambini devono trascorrere a scuola e nel fare i compiti a casa. Tra il 1950 e il 2010, la durata media dell’anno scolastico negli Stati Uniti è aumentata di cinque ore a settimana. I compiti, che erano una volta rari o inesistenti nelle scuole elementari, sono ora comuni persino all’asilo. Uno studio ha rivelato che la quantità media di tempo trascorso a scuola e nei compiti a casa dagli studenti delle scuole statunitensi, di età compresa tra 6 e 8 anni, è aumentata di 11,4 ore a settimana tra il 1981 e il 2003, equivalente a un giorno e mezzo di lavoro per un adulto.

Un sondaggio, condotto dal Sistema di Sorveglianza dei Comportamenti a Rischio per i Giovani, condotto annualmente dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), ha rivelato che nel 2019, il 36,7% degli studenti delle scuole superiori di età compresa tra 14 e 18 anni ha segnalato sentimenti persistenti di tristezza o disperazione nell’ultimo anno.

Una delle principali categorie di attività indipendente, soprattutto per i giovani, è il gioco. Le prove indicano che sembra essere più soddisfacente quando avviene lontano dalla supervisione e dall’intervento degli adulti. I bambini intendono il gioco come un’attività “che avviene con altri bambini con scarsa o nessuna partecipazione degli adulti”.

Studi osservazionali in ambienti naturali hanno anche documentato un effetto inibitorio della presenza degli adulti sul gioco dei bambini. Oltre a promuovere il benessere mentale immediato, l’attività indipendente dei bambini potrebbe anche contribuire a sviluppare capacità e atteggiamenti mentali che favoriscono il benessere futuro. Uno dei modi per pensarci riguarda il concetto del locus di controllo interno ed esterno (LOC). LOC interno si riferisce alla tendenza di una persona a credere di avere il controllo sulla propria vita e di poter risolvere i problemi man mano che sorgono, in contrasto con il LOC esterno, che è una tendenza a credere che le esperienze siano governate da circostanze al di fuori del controllo personale. Molte ricerche, principalmente trasversali ma anche longitudinali, hanno dimostrato che un LOC interno basso è altamente predittivo di ansia e/o depressione sia nei bambini che negli adulti.

Oltre a documentare un aumento drammatico di ansia e depressione tra i giovani nel corso degli ultimi quattro decenni del XX secolo, Twenge e i suoi colleghi hanno anche documentato un drammatico declino del LOC interno nello stesso periodo. Logicamente, sembra probabile che un declino del LOC interno sia stata una causa mediatrice del declino del benessere mentale. L’aumento del tempo e della pressione scolastica nel corso dei decenni potrebbe aver influenzato la salute mentale non solo diminuendo il tempo e l’opportunità per le attività indipendenti, ma anche perché la paura del fallimento accademico o della mancanza di successo è una fonte diretta di angoscia.

(Sintesi di: Gray P, Lancy DF, Bjorklund DF. Decline in Independent Activity as a Cause of Decline in Children’s Mental Well-being: Summary of the Evidence. J Pediatr. 2023 Sep; 260:113352)

Quanta attività fisica è necessaria per la salute?

Tutti possono trarre beneficio dall’aumento dell’attività fisica e dalla riduzione dei comportamenti sedentari, compresi gli anziani affetti da patologie croniche o disabilità. Queste raccomandazioni sono valide per tutti, indipendentemente da sesso, razza, etnia, livello di reddito o capacità funzionali.

Ogni movimento è importante, poiché qualsiasi quantità di attività fisica è meglio di nessuna, e di solito una quantità maggiore è meglio. Si possono ottenere benefici anche da bassi livelli di attività e tutti dovrebbero essere incoraggiati a iniziare lentamente e ad aumentare l’attività fisica regolare.

Tutta l’attività fisica conta e può essere svolta in molti modi diversi che contribuiscono ai benefici per la salute e in diversi contesti. Per esempio, camminare e andare in bicicletta, le faccende domestiche di tutti i giorni, il giardinaggio, la danza, l’esercizio fisico e lo sport sono tutti considerati attività fisica.

Non è mai troppo tardi per iniziare a essere attivi e alcune attività, come gli esercizi multicomponente svolti nell’ambito dell’attività fisica settimanale, possono aiutare a prevenire le cadute negli anziani.

Un comportamento troppo sedentario può essere poco salutare e può aumentare il rischio di obesità, peggiorare la forma fisica, la salute e il comportamento cardiometabolico e influire sulla durata del sonno. Limitare e sostituire la sedentarietà con attività fisica di qualsiasi intensità offre benefici per la salute.

(Fonte: OMS 2023)

Il disagio giovanile riguarda anche lo sport

Quando oggi si parla di giovani si accosta sempre il termine disagio, a dimostrazione che i giovani rappresentano un problema. E’ certamente un’interpretazione limitata del mondo dei giovani italiani. Ciò non toglie che per molti il disagio esiste e si manifesta anche nell’aumento del consumo di droghe tra gli adolescenti. Infatti,  ’ultima relazione al Parlamento sulle dipendenze ha fotografato ancora una volta l’aumento del consumo di droghe tra i 15 e i 19 anni. La percentuale di liceali è passata, in modo preoccupante, dal 18,7% al 27,9% nel giro di un solo anno. Solo la cannabis coinvolge 580mila adolescenti (24%) da Nps, nuove sostanze psicoattive (10%): cannabinoidi sintetici (K2, Yucatan Fire, Spice), oppioidi sintetici (codeina, morfina, fentanyl), ketamina, catinoni (anfetamine, ecstasy), che spesso si consumano insieme all’alcool.  Ci si droga per moda, ribellione, ricerca del piacere, allontanamento del dolore, normalizzazione, “è la luna di miele di chi non ha ancora pagato il prezzo dell’abuso», afferma Massimo Barra, fondatore della comunità Villa Maraini, che continua così: «Quando li incontri, questi ragazzini sembrano orfani, orfani della famiglia, di entusiasmo, di rapporti significativi, di cose positive, cani perduti senza collare che hanno bisogno di parlare, di fare, di persone non patologiche».

Forse questi giovani non fanno sport perché è possibile che gli effetti delle droghe assunte non glielo permettano. Non dobbiamo però pensare che la pratica sportiva renda immuni da problematiche psicologiche negative. Lo scandalo del calcio appena iniziato ci mostra come giovani adulti che hanno raggiunto il loro obiettivo di diventare un calciatore professionista con un conto in banca con molti zeri, non sono affatto felici e cadono nella trappola del gioco, della ludopatia. Sono giovani che vivono un dramma personale che trova le sue basi in personalità poco coscienziose, poco socialmente responsabili e con un limitato autocontrollo. Vuol dire non essere stati educati contro questi tranelli della vita ma anche avere intorno un ambiente sociale che non è stato in grado di guidarli nelle scelte.

D’altra parte il mondo degli adulti che si occupa di sport non è immune da gravi carenze nello svolgere questo ruolo formativo.  Un esempio  grave di questa mancanza, la si trova ad esempio nella sentenza della allenatrice della ginnastica, che ha giustificato gli insulti gravi alle ragazze come eccesso di amore. Questa sentenza dimostra la totale misconoscenza di chi l’ha redatta delle conoscenze scientifiche e culturali sul ruolo di adulti che guidano giovani. E’ un precedente che sarà utilizzato certamente in futuro da chi usa questi metodi sadici per allenare.

Un altro fatto inquietante riguarda la scarsa partecipazione dei giovani con disabilità allo sport. E’ un problema generale che riguarda tutti i giovani ma per questi ragazzi è ancora più evidente la gravità della mancanza di opportunità. Non è dato di sapere quanti siano in Italia i giovani con disabilità coinvolti nello sport e i sedentari. Solo nel Lazio sono circa 22.000 i giovani con disabilità iscritti alla scuola dell’obbligo, personalmente non credo che i praticanti siano più del 20%.

Non ci sono ragioni per sperare che questi situazioni migliorino, non ci sono infatti progetti nazionali che propongano modi diversi per affrontare queste problematiche.

Cos’è l’etica

In questi giorni in cui si parla in relazione al calcio di ludopatia e di legalità infranta non è inutile ricordare cosa si debba intendere per etica, che è l’approccio che ognuno dovrebbe avere in relazione alle proprie scelte e comportamenti.

 

Calciatori schiacciati tra etica e scommesse illegali

I calciatori sanno che per loro scommettere è illegale ma quello che sembra emergere da questa nuova indagine  è che la conoscenza delle regole sembrerebbe  non essere stata sufficiente per evitare questi comportamenti. Come viene ricordato oggi sui media, quello delle scommesse è un tema ricorrente nel calcio. Le cause che lo determinano riguardano varie ragioni. I calciatori potrebbero essere influenzati da amici, coetanei o colleghi che scommettono regolarmente. Questa pressione dei pari può spingere a unirsi a loro per evitare di sentirsi emarginati o per cercare l’approvazione sociale. I calciatori potrebbero anche subire pressioni o minacce da parte di individui o gruppi che cercano di costringerli a scommettere su determinate partite. Questa coercizione può derivare da associazioni criminali o da persone che cercano di manipolare il risultato di eventi sportivi.  Inoltre, in alcune regioni o ambienti sociali, il gioco d’azzardo può essere fortemente radicato nella cultura. Questo potrebbe influenzare i calciatori a iniziare a scommettere, anche se è illegale.

Queste situazioni rappresentano le occasioni che possono condurre a scommettere ma la questione da spiegare è cosa determina la scelta di scommettere. Il primo fattore riguarda la motivazione. Motivazione a manifestare un comportamento illegale per guadagnare dei soldi facili, per il piacere di correre un rischio, per un senso d’impunità, per le pressioni dell’ambiente, per appartenere a un gruppo. Il secondo fattore riguarda la presenza sul mercato di aziende che regolamentano l’accesso alle scommesse nel calcio, azione legale e consentita ma, ovviamente, non ai calciatori. Quindi questi giovani utilizzano una condizione ammessa ma a loro vietata. Il terzo fattore si riferisce alla decisione di mettere in atto un comportamento illegale e così si entra nella dimensione etica e dei valori individuali.  La costruzione di questa dimensione riguarda la formazione della personalità avvenuta all’interno del più ampio contesto sociale nel quale sono cresciuti: famiglia, scuola, società sportive e amici.

Ciò detto è importante notare che la pressione per scommettere illegalmente non giustifica tali azioni, che non possono essere spiegate solo da eventuali carenze nel loro processo formativo. È fondamentale volere resistere a tali pressioni e affrontare i propri limiti in modo etico e conforme alle leggi e alle regole sportive.

I portieri percepiscono il gioco in modo diverso

Michael Quinn, Rebecca J. Hirst and David P. McGovern (2023). Distinct profiles of multisensory processing between professional goalkeepers and outfield football players. Current Biology, 33 (19).

Chi gioca a calcio nel ruolo di portiere, rispetto agli altri calciatori, presenta differenze fondamentali nel modo in cui percepisce il mondo ed elabora le informazioni multisensoriali.

Per lo studio, il team di Quinn ha arruolato 60 volontari, tra cui portieri, calciatori di movimento e persone e coetanei che non giocano a calcio. I ricercatori si sono focalizzati sulle eventuali differenze presenti nella cosiddetta ‘temporal binding window’, ovvero la finestra temporale all’interno della quale i segnali provenienti dai diversi sensi possono essere percettivamente fusi o integrati.

Ai partecipanti sono state presentate una o due immagini, come stimolo visivo, su uno schermo. Le immagini potevano essere accompagnate da uno, due o da nessun segnale acustico. I ricercatori hanno misurato, così, l’ampiezza della temporal binding window; una finestra più stretta indicava un’elaborazione multisensoriale più efficiente.

Dall’analisi è emerso che i portieri mostravano una finestra temporale più stretta rispetto ai giocatori di movimento e ai non calciatori. Inoltre gli estremi difensori tendevano maggiormente a separare gli stimoli sensoriali.

A differenza dei calciatori che giocano in altri ruoli, i portieri devono prendere decisioni molto rapide, basate su informazioni sensoriali limitate o incomplete. Questo studio dimostra che i portieri hanno una maggiore capacità di combinare le informazioni provenienti da stimoli sensoriali diversi”.