Archivio per la categoria 'Allenatori'

Pagina 25 di 206

Le prestazioni da junior non predicono i risultati futuri

Gulch, A., Barth, M., McNamara, B., Hambrick, D. (2023). Quantifying the Extent to Which Successful Juniors and Successful Seniors are Two Disparate Populations: A Systematic Review and Synthesis of Findings. Sports Med, 53(6): 1201–1217.

Questo studio mirava a stabilire risultati più solidi e generalizzabili attraverso una revisione sistematica e una sintesi dei risultati. Abbiamo preso in considerazione tre livelli di competizione: gareggiare a livello di campionato nazionale, gareggiare a livello di campionato internazionale e vincere medaglie internazionali e abbiamo affrontato tre domande: (1) Quanti atleti junior raggiungono un livello di competizione equivalente quando sono atleti senior? (2) Quanti atleti senior hanno raggiunto un livello di competizione equivalente quando erano atleti junior? Le risposte a queste domande forniscono una risposta alla domanda (3): In che misura gli atleti junior e senior di successo sono una popolazione identica o due popolazioni diverse?

Metodo

Abbiamo condotto una ricerca sistematica della letteratura in SPORTDiscus, ERIC, ProQuest, PsychInfo, PubMed, Scopus, WorldCat e Google Scholar fino al 15 marzo 2022. Le percentuali di atleti junior che hanno raggiunto un livello di competizione equivalente in età senior (studi prospettici) e di atleti senior che hanno raggiunto un livello di competizione equivalente in età junior (studi retrospettivi) sono state aggregate tra gli studi per stabilire queste percentuali per tutti gli atleti, separatamente per gli studi prospettici e retrospettivi, le categorie di età junior e i livelli di competizione. La qualità delle prove è stata valutata utilizzando la versione del Mixed Methods Appraisal Tool (MMAT) per gli studi quantitativi descrittivi.

Risultati

Gli studi prospettici hanno incluso 110 campioni con 38.383 atleti junior. Gli studi retrospettivi hanno incluso 79 campioni con 22.961 atleti senior. Sono emersi i seguenti risultati: (1) Pochi juniores d’élite hanno raggiunto in seguito un livello di competizione equivalente in età senior e pochi seniores d’élite hanno raggiunto in precedenza un livello di competizione equivalente in età giovanile. Ad esempio, l’89,2% degli juniores U17/18 di livello internazionale non è riuscito a raggiungere il livello internazionale da senior e l’82,0% dei senior di livello internazionale non aveva raggiunto il livello internazionale da juniores U17/18. (2) Gli juniores e i seniores di successo sono in gran parte due popolazioni diverse. Ad esempio, gli juniores U17/18 di livello internazionale e i seniores di livello internazionale erano identici nel 7,2% dei casi e diversi nel 92,8%. (3) Le percentuali di atleti che raggiungono livelli equivalenti di competizione junior e senior sono le più basse tra i livelli di competizione più alti e le categorie di età più giovani. (4) La qualità delle prove era generalmente elevata.

Discussione

I risultati mettono in discussione i principi delle teorie tradizionali sul talento e sulla competenza, nonché le pratiche attuali di selezione e promozione del talento.

 

Perdere perchè la squadra non è stata rilassata

L’altra sera durante la finale dei campionati europei di pallavolo, l’allenatore italiano Ferdinando De Giorgi durante un timeout ha pronunciato una parola che in questi anni nello sport si è sentita poco. Il termine è rilassati, voleva che i giocatori fossero più calmi, meno frettolosi e imprecisi.

Personalmente, sono molto legato a questa che non è solo una parola ma esprime un concetto e direi un modo di vivere. Ho imparato le tecniche di rilassamento quando avevo 21 anni e non ho più abbandonato questo approccio che mi accompagna nella vita quotidiana. Ho studiato per anni l’importanza dell’equilibrio fra incitamento e calma nel lavoro e nel tempo libero, in allenamento e in gara.

La nostra società è evoluta verso un modello prestativo aggressivo, si deve sempre spingere, giocare in attacco, osare, vivere felicemente gli stress. Questa è la fase dell’incitamento e risponde alla filosofia che lo stress è un privilegio ma siamo sicuri che anche all’altro polo della questione, la calma, viene posta la stessa attenzione? Dalla mia esperienza sono giunto alla conclusione che la calma viene più spesso interpretata solo come una condizione da perseguire perchè non ci si può solo e sempre spremere come un limone altrimenti il corpo si spezza. Quindi la calma viene considerata non come l’latro polo della condizione umana ma come espressione di un limite a cui si deve sottostare.

Per questi motivi, un allenatore che durante una finale europea che la sua squadra sta perdendo dice: rilassati, appartiene a un altro pianeta. Quello in cui il rilassato e la calma sono delle capacità positive e indispensabili e non limiti a cui sottostare.

 

A che serve studiare?

Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: “A che serve studiare? Chi sa rispondere?”. Qualcuno osò rispostine educate: “a crescer bene”, “a diventare brave persone”. Ma il Professore non soddisfatto scuoteva la testa. Finchè alla fine disse: “Serve ad evadere dal carcere”.

Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare. Dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.

Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza. Uno Stato democratico deve salvarli perchè è giusto. E perchè il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.

Corrado Augias

10 azioni per controllare la rabbia

Controllare la rabbia è importante per mantenere relazioni sane e gestire lo stress. Ecco 10 azioni che possono aiutarti a gestire la rabbia in modo costruttivo:

  1. Respira profondamente - Quando inizi a sentire la rabbia, prendi delle respirazioni profonde per calmarti. Inspirare lentamente attraverso il naso e espirare attraverso la bocca può ridurre la tensione.
  2. Fai una pausa - Se possibile, allontanati dalla situazione o dalla persona che sta scatenando la rabbia. Una breve pausa può aiutarti a raccogliere i tuoi pensieri.
  3. Usa la visualizzazione - Immagina un luogo tranquillo e sereno per distogliere la tua mente dalla rabbia.
  4. Scrivi i tuoi sentimenti - Tenere un diario delle emozioni può aiutarti a esprimere i tuoi sentimenti in modo costruttivo.
  5. Parla con qualcuno di fiducia - Condividere i tuoi sentimenti con un amico o un familiare può essere catartico e ti permette di ricevere supporto.
  6. Pratica l’assertività - Impara a comunicare in modo chiaro e rispettoso senza ricorrere all’aggressività.
  7. Esercizio fisico - L’attività fisica può aiutarti a scaricare la tensione e a migliorare il tuo umore.
  8. Rilassamento progressivo dei muscoli - Pratica il rilassamento muscolare progressivo per ridurre la tensione fisica.
  9. Meditazione e mindfulness - Queste tecniche possono aiutarti a rimanere calmo e a prendere le distanze dalla rabbia.
  10. Cerca aiuto professionale - Se la rabbia è un problema persistente che influisce negativamente sulla tua vita, considera di consultare uno psicologo o uno psicoterapeuta per acquisire strumenti per gestirla in modo più efficace.

Ricorda che la gestione della rabbia è un processo che richiede tempo e pratica. Utilizza queste strategie in modo coerente per migliorare la tua capacità di gestire la rabbia in modo sano ed efficace.

Grinta: la mentalità degli atleti vincenti

La “grinta” è un concetto relativamente nuovo che viene utilizzato per descrivere un particolare atteggiamento o mentalità che combina determinazione, perseveranza, passione e forza interiore.

Ecco alcuni elementi chiave associati alla grinta:

  1. Determinazione - La grinta è spesso caratterizzata da una ferma decisione di perseguire un obiettivo a lungo termine, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà. Chi ha grinta è disposto a lavorare duramente e a superare gli ostacoli per raggiungere il successo.
  2. Passione - La grinta spesso deriva da una profonda passione per ciò che si sta cercando di realizzare. Quando una persona è appassionata di ciò che fa, è più probabile che sia disposta a fare gli sforzi necessari per avere successo.
  3. Resistenza - La grinta implica anche la capacità di resistere alle avversità e ai fallimenti. Chi ha grinta non si arrende facilmente quando le cose vanno male, ma cerca invece modi per superare gli ostacoli e continuare a progredire.
  4. Focalizzazione - La grinta spesso comporta una concentrazione intensa sugli obiettivi e la capacità di rimanere concentrati nonostante le distrazioni. Chi ha grinta è determinato a mantenere la rotta verso il successo.
  5. Motivazione intrinseca - La grinta è spesso guidata da una motivazione intrinseca, cioè dalla volontà interna di realizzare qualcosa di significativo per sé stessi, grazie al proprio impegno.

In sintesi, la grinta è un atteggiamento caratterizzato dalla determinazione, dalla passione e dalla resistenza nel perseguire gli obiettivi. È una qualità che può essere estremamente utile per superare sfide e raggiungere il successo in vari ambiti della vita, tra cui il lavoro, lo sport e la realizzazione personale.

Per saperne di più:

Frontini, R., Sigmundsson, H., Antunes, R., Silva, A. F., Lima, R., and Clemente, F. M. (2021). Passion, grit, and mindset in undergraduate sport sciences students. New Ideas Psychol. 62, 100870

Lee J. The Role of Grit in Organizational Performance During a Pandemic. Front Psychol. 2022 Jul 7;13:929517.

Recensione libro: L’arte del salto triplo

L’ARTE DEL SALTO TRIPLO 

Allenare la motivazione per vincere nello sport e nella vita  

Giorgio Merola

Erickson, 2023, pp. 310

I risultati eccezionali e le imprese compiute dai grandi atleti derivano da un miglioramento graduale nel corso degli anni. Questa frase esprime solo apparentemente un concetto semplice, tessendo l’elogio della perseveranza e della continuità dell’impegno attraverso il tempo. In realtà, serve a orientare il lettore a conoscere quali siano le ragioni che spingono un giovane a impegnarsi con intensità per tutto l’arco della giovinezza e oggi spesso anche sino alle soglie dei 40 anni. Questo è il segreto dello sport, quello che nella psicologia del buon senso si traduce nella domanda che ogni atleta ha ricevuto: “Chi te lo fa fare di fare tutta questa fatica?”.

In questo libro Giorgio prova a fornire una risposta a questa curiosità, che permette di spiegare questa scelta quasi monacale che fanno gli atleti di livello assoluto, in un mondo che va invece nella direzione opposta, dove si vorrebbe avere tutto e possibilmente subito. Giorgio Merola è la persona adatta per scrivere questa storia, non solo come psicologo dello sport, ma anche perché 16 anni fa quando gli dissi che una scuola per atleti a Bolzano cercava uno psicologo a tempo pieno lui si buttò anima e corpo in questa esperienza, che continua tutt’oggi con soddisfazione professionale. L’atleta compie le stesse scelte, è disposto a cambiare se ritiene che quello che gli viene proposto potrebbe migliorarlo. L’obiettivo è la soddisfazione e migliorare le prestazioni sacrificando ciò che si è fatto sino a quel momento, per un modo di allenarsi diverso, per un allenatore con idee più nuove, per un club che gli fornisce opportunità migliori.

E’ l’approccio del miglioramento continuativo, difficile per un atleta che è già al top della sua carriera sportiva, Quindi la grinta, la resilienza, la percezione di autoefficacia o la mentalità orientata alla crescita temi di questo libro sono centrali non solo per l’adolescente che vuole emergere nel mondo sportivo ma anche per i campioni. Infatti, se come afferma Novak Djokovic lo stress è un privilegio, bisogna però saperlo vivere con questo significato esistenziale, non è qualcosa per cui nascondersi, bisogna accettarlo sapendo che le sconfitte sono all’ordine del giorno, che  queste possono ridurre la motivazione e che i social sono un’arma contro gli atleti che si trovano in un momento di difficoltà.

Lo stesso concetto espresso da Djokovic è stato espresso da Albert Bandura quando ha detto che togliendo le sfide, vince la noia. Insegniamo, allora, agli atleti a comprendere in che mondo oggi vivono, perché non si sentano impreparati di fronte a queste nuove sfide. Insegniamogli a esser consapevoli che la dimensione tecnico-tattica e la forma fisica sono certamente aspetti decisivi del loro essere atleti, ma che la dimensione psicologica non può essere ignorata o solo capita, la si deve allenare come ogni altra abilità. Quanto scritto in questo libro sarà per loro assolutamente utile per migliorare come persone che ricercano la soddisfazione personale attraverso lo sport.

E’ possibile divertirsi quando si fa qualcosa di difficile in cui si è competenti?

E’ possibile divertirsi quando si fa qualcosa di difficile in cui si è competenti. In effetti, molte persone trovano grande soddisfazione e divertimento nelle sfide che richiedono le proprie abilità e competenze. Ecco alcune ragioni per cui ciò è possibile:

  1. Senso di realizzazione - Superare una sfida difficile e completare un compito complesso può portare a un forte senso di realizzazione e orgoglio personale. Questo senso di successo può essere molto gratificante e divertente.
  2. Flusso - Le persone si divertono di più quando sono nel cosiddetto “stato di flusso”. Questo stato si verifica quando si è completamente immersi in un’attività impegnativa che richiede abilità e concentrazione. In questo stato, il tempo sembra scorrere più velocemente, e si può sperimentare una sensazione di piacere profondo.
  3. Competizione - Se si partecipa a una gara o a una competizione, il desiderio di vincere o migliorarsi può essere molto motivante e divertente. La competizione può aggiungere un elemento di eccitazione e adrenalina all’esperienza.
  4. Crescita personale - Affrontare sfide difficili può contribuire alla crescita personale e al miglioramento delle proprie abilità. Questo senso di progresso può essere estremamente gratificante e divertente.
  5. Passione e interesse - Quando si è appassionati e interessati a ciò che si sta facendo, anche le sfide difficili possono essere divertenti. La passione può alimentare la motivazione e rendere l’intera esperienza più appagante.
  6. Connessione sociale - Partecipare a una sfida o a un progetto complesso con altre persone può creare un senso di comunità e connessione sociale. La collaborazione e la condivisione delle sfide possono aumentare il divertimento e la soddisfazione dell’esperienza.
  7. Apprendimento continuo - Affrontare situazioni difficili può comportare un apprendimento continuo e la scoperta di nuove abilità. Questo processo di apprendimento può essere emozionante e gratificante, poiché si acquisiscono conoscenze e competenze sempre nuove.
  8. Creatività - La risoluzione di problemi complessi richiede spesso pensiero creativo e innovativo. Trovare soluzioni uniche e creative può essere un aspetto molto divertente di affrontare sfide difficili.
  9. Senso di scopo - Lavorare su progetti impegnativi e significativi può dare un senso di scopo e significato alla propria attività. Sapere di contribuire a qualcosa di importante può aumentare la soddisfazione e il divertimento nell’effettuare il lavoro.
  10. Esperienza personale - Ogni sfida difficile è un’esperienza personale unica. Il processo di superare queste sfide può portare a ricordi preziosi e avventure emozionanti, che possono essere fonte di divertimento e gratificazione quando vengono ricordati in seguito.

In sintesi, il divertimento nel fare qualcosa di difficile in cui si è competenti può derivare da una combinazione di realizzazione personale, crescita, connessione sociale, apprendimento continuo e scoperta di nuove possibilità. Questi elementi contribuiscono a rendere l’esperienza gratificante e appagante per molte persone.

Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le persone trovano divertente affrontare sfide difficili. Alcuni potrebbero sentirsi stressati o ansiosi in tali situazioni. La chiave è trovare un equilibrio tra la sfida e la competenza personale in modo da poter godere appieno dell’attività. Inoltre, è importante gestire lo stress e l’ansia in modo sano per garantire che l’esperienza rimanga divertente e soddisfacente.

10 ragioni per cui scegli il personal trainer

L’ampia diffusione dei personal trainer oggi può essere attribuita a diversi fattori. Ecco alcune ragioni per cui i personal trainer sono diventati così popolari:

  1. Consapevolezza della salute e del fitness: Sempre più persone sono consapevoli dell’importanza della salute e del fitness nella loro vita. La crescente consapevolezza dei benefici di uno stile di vita sano ha portato molte persone a cercare l’aiuto di un personal trainer per raggiungere i loro obiettivi di salute e fitness.
  2. Obesità e malattie correlate: L’obesità e le malattie correlate all’obesità, come il diabete tipo 2 e le malattie cardiache, sono diventate un problema crescente in molte società. Questo ha spinto molte persone a cercare modi per migliorare la propria salute e perdere peso, spesso attraverso l’assistenza di un personal trainer.
  3. Pianificazione personalizzata: Un personal trainer può creare un programma di allenamento e un piano alimentare personalizzato in base alle esigenze, agli obiettivi e al livello di fitness di ciascun individuo. Questa personalizzazione è un elemento chiave per ottenere risultati efficaci e sostenibili.
  4. Motivazione e responsabilità: Molte persone lottano per rimanere motivate e responsabili quando si tratta di adottare un programma di fitness. Un personal trainer fornisce un sostegno costante, incoraggiamento e responsabilità, il che può aumentare notevolmente la probabilità di successo.
  5. Conoscenza ed esperienza: I personal trainer sono professionisti del fitness con una vasta conoscenza e esperienza in materia di esercizio fisico, nutrizione e anatomia. Questa competenza li rende capaci di guidare in modo efficace i loro clienti verso i loro obiettivi di salute e fitness.
  6. Tempo ed efficienza: Molte persone hanno orari occupati e cercano modi efficienti per allenarsi. Un personal trainer può aiutare a massimizzare il tempo dedicato all’allenamento, creando programmi efficaci e garantendo che gli esercizi vengano eseguiti correttamente.
  7. Varietà e divertimento: Un personal trainer può introdurre varietà nei programmi di allenamento, il che può rendere l’allenamento più divertente e interessante. Questo può contribuire a mantenere alta la motivazione nel lungo termine.
  8. Progressi misurabili: I personal trainer tengono traccia dei progressi dei loro clienti e forniscono feedback costante. Questo aiuta a mantenere la motivazione e a dimostrare i risultati ottenuti, il che può essere molto gratificante.
  9. Accessibilità: Oggi, è possibile trovare personal trainer in palestre, studi di fitness, online e persino attraverso app e piattaforme digitali. Questa ampia disponibilità ha reso più accessibile l’accesso ai personal trainer per una varietà di persone.
  10. Investimento nella propria salute: Molte persone sono disposte a investire nella propria salute e nel proprio benessere, considerando il costo di un personal trainer come un investimento a lungo termine nella loro salute e qualità della vita.

In definitiva, la crescente diffusione dei personal trainer è il risultato di una crescente consapevolezza dell’importanza del fitness e della salute, insieme alla richiesta di assistenza professionale per raggiungere obiettivi specifici in modo efficace ed efficiente.

Come vivere l’anno pre-olimpico

Meno di un anno alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024 e mi chiedo come sarà questo anno per atleti, team e staff. I giochi olimpici mantengono inalterato il loro fascino che va oltre la commercializzazione dello sport. Molti aspirano ad andarci anche solo per una volta nella loro carriera sportiva e lo stress legato a questa partecipazione è per tutti molto forte. Degli atleti italiani che partecipano alle Olimpiadi solo circa il 15% tornerà con una medaglia.

Questo anno va però vissuto non solo a forza di stress, di rinunce e di timori ma anche con l’entusiasmo di chi si sente impegnato a raggiungere un grande obiettivo senza esserne schiacciato. Vogliamo alto per raggiungere un risultato, quale che sia per ognuno, ma viviamo con piacere la quotidianità.

Ormai siamo diventati consapevoli che non esiste l’individuo e l’atleta, non sono due entità distinte ospitate nello stesso corpo. Non ci sono due persone diverse, una delle quali deve sacrificarsi per soddisfare l’altra e non a caso le ricerche condotte fra gli atleti di élite evidenziano che le loro prestazioni dipendono dalla loro motivazione dedizione a questo lavoro che è lo sport, gli allenatori e lo staff che la vora con loro e la famiglia e gli amici, quindi il loro ambiente sociale principale.

Le loro prestazioni dipendono in larga parte dall’integrazione efficace fra questi elementi. Ci saranno sempre le eccezioni a questo approccio ma questo non rappresenta la regola. E allora è auspicabile che si diffonda sempre più questa cultura dell’integrazione, che riscopre il valore della globalità della vita degli atleti e del loro benessere.

10 abitudini che bloccano il pensiero positivo

Il pensiero positivo può essere una mentalità benefica, ma ci sono alcune sfide e ostacoli che le persone possono incontrare nel cercare di coltivarlo. Ecco alcuni dei principali ostacoli al pensiero positivo:

  1. Negatività cronica - Alcune persone tendono a essere naturalmente più inclini al pessimismo o alla negatività cronica. Superare questa predisposizione richiede sforzo e pratica costante. Comparazione continua con gli altri atleti – “Valgo meno di …” vs. “Come posso svilupparsi di più”.
  2. Stress e ansia - Il forte stress e l’ansia possono ostacolare la capacità di pensare positivamente. Queste emozioni possono far sì che le persone si concentrino sui problemi anziché sulle soluzioni. “Il mio cuore batte così forte, farò del male” vs. “Sono teso perché è importante”.
  3. Eventi traumatici - Le esperienze traumatiche possono lasciare cicatrici profonde e rendere difficile il pensiero positivo. È necessario affrontare e elaborare tali eventi per poter progredire verso una mentalità più positiva.
  4. Abitudini di pensiero negative - Le abitudini di pensiero negative radicate nel tempo possono essere difficili da cambiare. Spesso richiedono consapevolezza, impegno e pratica costante per essere superate.   Paura di essere ridicolo – “Se cado, tutti rideranno di me” vs. “Penso solo alla mia performance”
  5. Influenze esterne negative - L’ambiente e le persone intorno a noi possono influenzare il nostro pensiero. Se si è circondati da persone pessimistiche o da un ambiente tossico, può essere difficile mantenere una mentalità positiva.
  6. Bassa autostima - L’autostima e la fiducia in se stessi giocano un ruolo importante nel pensiero positivo. Le persone con una bassa autostima possono avere difficoltà a credere in se stesse e a vedere il lato positivo delle situazioni. ”Valgo meno di …” vs. “Come posso svilupparsi di più”
  7. Paura del fallimento - La paura di fallire o di non riuscire può frenare il pensiero positivo. Le persone possono evitare di essere ottimistiche per paura di deludersi. Paura dei critici – “Mi chiedo cosa pensino di me” vs. “L’altro me stesso mi incoraggia”
  8. Abitudini di vita poco salutari - Una dieta malsana, la mancanza di esercizio fisico e il sonno insufficiente possono influenzare negativamente il benessere mentale e rendere più difficile il pensiero positivo.
  9. Mancanza di obiettivi chiari - La mancanza di obiettivi o di un senso di scopo può rendere difficile il mantenimento di una mentalità positiva. Avere obiettivi chiari può fornire una direzione e una motivazione per pensare positivamente. “Non devo commettere errori” vs. “Fallo per concentrarti di più”.
  10. Resistenza al cambiamento - Alcune persone sono semplicemente resistenti al cambiamento e preferiscono rimanere nella loro zona di comfort, anche se è negativa. Questa resistenza può ostacolare la volontà di adottare un pensiero più positivo. Paura della disapprovazione – “Se sbaglio, l’allenatore mi sgrida” vs. “Sono qui per dare il meglio di me. Forza!”.
Per superare questi ostacoli, è importante lavorare sulla consapevolezza di se stessi, cercare il supporto di professionisti se necessario, sviluppare abitudini mentali più positive e creare un ambiente che favorisca il pensiero positivo.