Il campionato di calcio fornisce ottime opportunità per pensare a come le aspettative estive vengano più o meno confermate o frustrate sin dall’inizio della nuova stagione agonistica. Squadre forti l’anno passato ora sono in grande difficoltà (Roma e Fiorentina) mentre chi lo era è in vetta alla classifica (Lazio). Chi sembrava invincibile, ora non lo è più (Inter), mentre chi prendeva molti goal ora reagisce e appare molto più affidabile (Juventus). Allenatori apparetemente duri (Mihajlovic) hanno una squadra che subisce senza reagire mentre altri più sobri (Delneri) hanno squadre toniche. Il calcio è bello anche per questo: perchè è fatto da uomini che ogni domenica mettono in vetrina le loro qualità e che devono adattarsi gli uni agli altri. Questo è il lavoro più difficile: amalgare queste diverse individualità in una mentalità comune e, possibilmente, vincente. E allora ecco la ragione per cui Ranieri (o qualsiasi altro in un altro momento) non sembra più capace di guidare la sua squadra, dopo essere stato il capo che l’ha condotta alle soglie dello scudetto o Milito che non riesce più a entrare in quella condizione che la passata stagione l’aveva reso indispensabile. Ci vuole molta determinazione a fare questo lavoro di amalgama delle mentalità, mantenendo sempre lo stesso standard e soprattutto non bisogna mai smettere di credere che si possiedono le abilità necessarie per uscire fuori dalle difficoltà. Bisogna lottare non solo sul campo, bisogna lottare continuamente con la propria mente, rinunciando alla tentazione che basti cambiare uomini per migliorare, mentre invece è con la loro mente che bisogna lavorare.
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