Una delle ragioni per cui spesso continuiamo a perseverare in abitudini e comportamenti che consideriamo sbagliati dipende dalla nostra paura emotiva. E’ certamente più semplice e meno impegnativo lasciarsi dominare dalla voglia di lamentarsi che si manifesta nelle classica frase: “lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo”. Contiuiamo a difenderci dicendo che non sappiamo che fare, che la colpa è di qualcun altro o della sfortuna che si accanisce contro di noi o del fatto che è proprio vero che non c’è un’altra soluzione. Sono pensieri comuni e in cui è facile cadere e che servono a mascherare le nostre paure più profonde. Agli atleti quando commettono in modo ripetitivo lo stesso errore dico spesso di fare qualcosa di diverso, senza essere preoccupati del risultato, nel peggiore dei casi commetteranno un altro errore ma almeno sarà diverso. Per giustificare questa mancanza d’iniziativa ci si nasconde nel dire “e se poi non va bene?”. Più raramente si pensa che se non va bene si proverà a fare ancora qualcos’altro fino a quando non avremo trovato la soluzione. Questo accade perchè siamo emotivamente spaventati dal cambiamento e più ne sentiamo la necessità maggiore è la tendenza a nascondersi dietro dei ragionamenti. E’ importante imparare a dialogare con noi stessi, chiedendoci che cosa ci trattiene dal cambiare un comportamento o un’idea e che cosa temiamo che succeda. Non dobbiamo mai interrompere questo dialogo, siamo noi il principale allenatore di noi stessi. Questa ricerca della condizione emotiva ottimale deve avvenire non solo in gara ma anche in allenamento, perchè l’apprendimento è un forma di stress che suscita ogni forma di emozioni dal piacere al dispiacere, dall’orgoglio alla vergogna e dobbiamo essere in grado di gestirle per migliorare sempre di più nella conoscenza di noi stessi.
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