Gli atleti sono consapevoli di attuare un intenso dialogo con se stessi (self-talk) e generalmente viene considerato che parole, frasi o immagini mentali positive possono svolgere una funzione positiva sulla percezione di efficacia che l’atleta ha di se stesso in una determinata situazione sportiva.
Già negli anni ’80, Rushall è stato tra i primi psicologi dello sport a studiare questo dimensione psicologica, partendo dall’ipotesi che è ragionevole credere che la struttura e i contenuti di specifici pensieri influenzino la prestazione più di altri. In una serie di studi [Rushall 1989; Rushall, Hall e Rushall 1988] ha evidenziato che sono almeno tre i tipi di pensieri che favoriscono un incremento della prestazione. Questi pensieri sono i seguenti:
- affermazioni rilevanti per il compito: comprendono affermazioni riguardanti aspetti tecnici o tattici della prestazione da fornire e si riferiscono al controllo tecnico dell’attività in questione [ad esempio, nella corsa: ritmo, controllo del respiro, azione delle braccia e posizioni del corpo];
- parole chiave riguardanti l’umore: sono singole parole che vengono ripetute mentalmente o a bassa voce, favoriscono l’affermarsi di uno stato emotivo o di sensazioni che l’atleta riconosce come efficaci;
- affermazioni positive: brevi frasi positive significative con cui l’atleta s’incoraggia e che stimolano la fiducia.
In tal modo questo tipo di self-talk può costituire una forma di controllo attentivo e direzionare l’attenzione verso i segnali rilevanti del compito.
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