La disfatta dell’Italia del calcio

“La storia siamo noi… è la gente che fa la storia” canta Francesco De Gregori. La nostra squadra, tutti compresi ct, staff e calciatori questa volta non è riuscita a creare questa amalgama che unisce tutti, aldilà delle capacità dei singoli. I nostri non avevano gamba ci ha spiegato una volta Spalletti. Ogni volta ha cambiato interi reparti e così come si fa a sentirsi uniti se questo si ripete in ogni partita. La voglia di riscatto rispetto alle recenti disfatte che hanno portato alla esclusione dagli ultimi due mondiali avrebbe potuto essere la motivazione su cui fondare questa squadra e basare poi il gioco su quello che ognuno fa nel suo ruolo nei club. Invece abbiamo visto sguardi spersi, teste basse, movimenti in campo lenti e mai aggressivi. Non sempre volere è potere ma quello che si chiede a una squadra è di essere convinta che qualsiasi è possibile quando ci si impegna al proprio meglio.

Quello che si chiede al ct della nazionale non è tanto di trasmettere la sua visione del calcio, non ha tempo per allenare nuovi meccanismi tecnico- tattici ma deve comunicare entusiasmo, tenacia e combattività. In campo, bisogna giocare per dimostrare qualcosa di personale come singoli e come squadra, l’Italia è sembrata paralizzata dalla paura di sbagliare. Come è possibile che questa mentalità non fosse già visibile in allenamento?

Condivido quello che ha detto Donnarumma affermando che “noi non siamo questi” e poi ci sono molti calciatori che hanno giocato finali europee. In conclusione, Spalletti, dal mio punto di vista, ha sbagliato l’approccio alle guida della squadra, sottovalutando il ruolo che la psicologia gioca nel determinare quelle caratteristiche che sono mancate alla nazionale, Non abbiamo giocato per paura di sbagliare e questo ha paralizzato le gambe e la mente, a questo punto perdere è diventato molto probabile.

 

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