“Si è ciò che si comunica”. Diciamolo a tutti i presidenti di club, allenatori, tifosi, genitori e figli: le parole e i comportamenti dicono chi siamo e in cosa crediamo e ognuno si assuma la responsabilità delle sue azioni.
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Balotelli può diventare un talento sprecato, con il vantaggio di vivere in un mondo dorato che gli allevia gli insuccessi con il denaro che in ogni caso guadagna. Forse farà la fine di Cassano, felice sconfitto in una squadra minore, dopo avere potuto essere il talento del calcio italiano. Eterni ragazzi che non accettano le regole perchè considerano il loro talento superiore alla necessità di rispettarle. Il loro problema è che non sanno di avere un problema, per cui continuano a ripetere sempre gli stessi comportamenti negativi. Il problema è rappresentato invece dagli altri che non li capiscono e che limitano il loro genio calcistico. La collaborazione e lo spirito di squadra sono dimensioni sociali di cui non conoscono il significato, esistono solo loro; sono parte della generazione-Io. Pongono se stessi al centro del mondo e sono il parametro a cui si devono adeguare le regole. Narcisisti: sì e veramente grandiosamente negativi. Possono cambiare, certamente se capiranno che il mondo può fare a meno di loro.
Pubblico questo articolo di Paolo Casarin su Balotelli apparso sul Corriere della Sera del 30 aprile.
Balotelli dice” prendo cento falli a partita, che non mi vengono fischiati, ma appena dico qualcosa vengo ammonito”. Balotelli parla da solitario: invece gioca al calcio assieme ad altri 21 calciatori e alla presenza di un arbitro, almeno. Tutti legati dal gioco: Balotelli gioca per fare gol, l’altra squadra per impedirglielo, l’arbitro per vedere se tutto avviene nella correttezza. Mario fa degli errori tecnici, i difensori ci mettono molta forza, l’arbitro non sempre giudica con precisione; ma in serie A gli errori sono nettamente inferiori alle cose ben fatte, da tutti e tre. Il calcio è un lavoro fisico di gruppo, una sfida tra due squadre affiatate che, quando sono di grande livello, finiscono per darsele, nei limiti del sano agonismo, reciprocamente. Le botte misurate con il rispetto dell’altro, pronti a chiudere la pratica con una stretta di mano. “ La prossima volta fai più attenzione” ho sentito dire mille volte tra di loro. I grandi calciatori non hanno bisogno dell’arbitro, se non per chiedere quanto manca alla fine. I calciatori che ambiscono alle prime pagine, prima di ogni cosa, debbono conoscere il gioco degli avversari, studiarne le mosse e cercare di superarli. Nella correttezza, senza cadere a terra per un colpo di vento. Con questo comportamento cresce la stima tra i campioni e gli aspiranti campioni, che guardano proprio alla “figurina” con ammirazione, anche se è l’avversario. Per questo si scambiano la maglia, alla fine. Mario ha anche detto che con lui gli arbitri non parlano, durante il gioco: preferiscono evitarlo e gli negano, perciò , ogni dialogo. Balotelli ha diritto di essere ascoltato, come tutti: ricordiamoci, però, che i grandi calciatori coltivano il rapporto con l’arbitro con misura , quasi con solidarietà, senza attese.
Mi piace questo articolo per l’idea di rispetto e di solidarietà senza attese che un calciatore deve avere con l’arbitro. Balotelli farà un salto in avanti nella sua maturità psicologica quando non si sentirà più un isolato o discriminato ma come parte del gioco che richiede la presenza 22 giocatori e l’arbitro per potere svolgere una partita. Tutti sono legati a tutti e rispetto e solidarietà senza attese sono necessarie perchè l’incontro non si trasformi in una rissa.
L’obiettivo di un atleta è di essere sempre propositivo nelle competizioni e, quindi, di non subire ciò che accade in gara. Ogni atleta deve infatti aumentare l’auto-controllo, perchè altrimenti ogni fatto lo può distrarre dalla sua prestazione. Vi sono a mio avviso tre forme di auto-regolazione:
- Il controllo del comportamento – significa sapere adattare il proprio alle situazioni di gioco. Un calciatore che sbaglia un goal facile, dovrebbe pensare al suo errore e immediatamente capire cosa dovrà fare di diverso per non cadere nella stessa situazione. Ad esempio, non so se Balotelli, che nel derby di ieri ha sbagliato 3 reti, dopo il primo errore si è fermato un istante a riflettere a come fare meglio nell’occasione successiva.
- Il controllo ambientale – riguarda ad esempio come si reagisce a quei tifosi che ti fischiano in continuazione. E’ successo ieri a Torino a Giovinco, che è stato continuamente fischiato dai tifosi della sua squadra. Lui ha continuato giocare senza lasciarsi influenzare, ha segnato un goal e non ha esultato.
- Il controllo dei propri pensieri e emozioni – si riferisce a quello che fa un atleta quando è ansioso o sente troppo la competizione e riguarda tutte quelle azioni mentali, che ovviamente non sono visibili, ma aiutano l’atleta a mettersi in una condizione psicologica favorevole.
Per qualsiasi atleta essere consapevole di questi tre aspetti dell’auto-controllo può essere molto utile per costruirsi un approccio mentale alla gara che gli sia veramente utile.
L’Italia gioca confusa e con il cuore, speriamo abbia un buon cardiologo per recuperare. Qualcuno ha scritto smettetela di chiamarlo Supermario se volete che lo diventi; sottoscrivo. I gironi dei campionati del mondo e europei sono il momento peggiore per l’Italia, una volta superati, a fatica, di solito gioco e risultati migliorano. Mi chiedo sempre a cosa si allenano se poi in campo non si trovano. La cosa per me migliore è avere impiegato molti giocatori nuovi in nazionale. I nostri due ragazzi ribelli hanno fatto finalmente goal. Prandelli così diverso da Lippi, è sempre disposto a spiegare, meno cinico, più cuore in mano. Buffon è la prova che la tensione nervosa asciuga le energie anche se non corri. E’ impressionante come la squadra protegga Balotelli. Cosa non si farà mancare l’Italia in questa settimana che precede il prossimo match?
Balotelli è un campione senza squadra. Nessuno lo vuole perchè con lui in campo nessuno è tranquillo, sanno che in qualsiasi istante si può fare espellere. Sono inutili le dichiarazioni di questi giorni verso Mancini e Prandelli, servono comportamenti diversi. I fuoriclasse devono giocare al servizio della squadra. Una storia diversa ma simile per la distanza che si era creata con la squadra è quella di Magic Johnson, il campione della pallacanestro. Lui era sempre stato fortissimo sin da giovane, faceva la maggior parte dei canestri della squadra, faceva vincere le partite ma i compagni di squadra si sentivano incapaci e depressi e nessuno lo ringraziava o si mostrava contento per quello che faceva. Decise che quella situazione era per lui insopportabile, il suo comportamento cambiò e mise le sua capacità al servizio della squadra. L’umore della squadra cambiò, i compagni furono molto più motivati, incrementarono le loro abilità e continuarono a vincere. Riuscirà a orientare il suo narcisismo su un percorso vincente e non solo effimero?