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Sei un allenatore credibile se…

Gli allenatori, nel rapporto con gli atleti,  fondano la loro credibilità su dimensioni psicologiche in cui la comunicazione interpersonale svolge un ruolo fondamentale e riguardano:

  1. Aspetti stabili del carattere – Ci si riferisce a dimensioni quali l’onestà e la correttezza nel comunicare in modo diretto e chiaro con gli atleti senza volerli manipolare. Sono persone orgogliose di fare parte di quel gruppo sportivo.
  2. La competenza –  Sono individui professionalmente competenti, orientati al continuo miglioramento e alla ricerca delle innovazioni. Accettano i propri limiti e gli errori che commettono. Sanno che ammetterli è un indice di forza e non di debolezza.
  3.  L’impegno –  Questi allenatori sono fortemente impegnati nello svolgere la loro attività. Posseggono e trasmettono una visione positiva della loro squadra, e sono intensamente impegnati a realizzare i loro obiettivi.  Lo sport e l’allenamento li appassionano e in questi ambiti mettono il loro entusiasmo. Sono dotati di molta energia, sono convinti e tenaci.
  4. Il prendersi cura –  Sono sinceramente interessati ai loro atleti, come singoli e come gruppo. Per conoscerli spendono tempo con loro e sono interessati al loro presente così come al futuro.
  5. La coerenza – Sono individui che agiscono in modo prevalentemente coerente realizzando la loro filosofia di allenamento, pur adattando i loro comportamenti alle richieste dell’ambiente e alle situazioni impreviste. A tale fine controllano le loro emozioni, così da trasmettere fiducia agli atleti. Sono coerenti nel fare rispettare le regole e gli standard comportamentali a cui la squadra deve adeguarsi. Pertanto, agiscono in maniera organizzata e lavorano in modo altamente responsabile.
  6. L’essere costruttori di fiducia – Stimolano in modo incessante la fiducia dei loro atleti. Chiedono di esprimersi al loro meglio ma sono anche pazienti nell’aiutarli a svilupparsi e a migliorare.
  7. L’essere buoni comunicatori – Gli allenatori credibili sono degli ottimi comunicatori. Sono aperti, onesti e diretti quando parlano ai singoli e alla squadra. In modo continuo, ricordano agli atleti cosa devono fare per essere dei vincenti. Richiedono il massimo del coinvolgimento e prendono in considerazione le informazioni che da loro provengono. Sanno realmente ascoltare e proprio per questa ragione sono a conoscenza dei problemi e dei conflitti, che ricercano attivamente di risolvere prima che possano ulteriormente peggiorare.
(da Alberto Cei, 2016)

Tre frasi su cui riflettere

Tre frasi di John Wooden per genitori, atleti e allenatori con cui confrontarsi:

“La cosa migliore che può fare un padre per i suoi figli è amare la loro madre”.

“L’abilità può portare al top, ma serve carattere per rimanerci”.

“Un allenatore è qualcuno che può correggere senza determinare risentimento”.

Allenare la mente con John Wooden

Alcune delle frasi migliori di John Wooden su cui riflettere quando siamo sfiduciati e delusi.

“L’abilità ti conduce al top, ma serve il carattere per restarci”.

“Non lasciare che ieri si prenda troppo di oggi”.

“L’allenatore è qualcuno che corregge senza causare risentimento”.

“I piccoli dettagli sono vitali. Le piccole cose permettono che accadono le grandi”.

“L’importanza della ripetizione sino a raggiungere l’automatismo non può essere sovrastimata. La ripetizione è la chiave dell’apprendimento”.

Campionato di calcio e carattere delle squadre

1. Il Palermo continua a perdere in trasferta ma peggio ancora non ha ancora fatto un goal.
2. La Juve continua con cattiveria a vincere.
3. La Roma comincia a mettere in pratica gli insegnamenti del nuovo allenatore a dimostrazione che ci vuole tempo per cambiare mentalità di gioco e non basta affatto essere dei professionisti, serve capire, agire e memorizzare.
4. Praticando il concetto “primo non prenderle” l’Inter procede e per il gioco c’è tempo. Cambiamento di mentalità anche per questa squadra, anche se diverso rispetto alla Roma, che sta avendo l’umiltà di togliersi dalla testa il recente felice passato e buttarsi nell’agone come una qualsiasi.
5. Il Parma ha giocato come una squadra inglese, con la convinzione di riuscire a cambiare il risultato negativo e questa volta c’è riuscito. E’ importante mostrare questo atteggiamento mentale perché la maggior parte dei goal decisivi vengono messi a segno negli ultimi 15 minuti (+ recupero) delle partite.
6. I giocatori del Napoli mostrano crepe evidenti nella gestione dello stress da squadra che “deve vincere”, già in Champions sono stati salvati da uno scossa provocata volutamente da loro allenatore. Non basta essere bravi, bisogna sapere gestire le aspettative della Società, dei tifosi e di se stessi senza affogare nello stress
7. A Cavani non è sfiorita l’ispirazione e Lavezzi non divora le occasioni, piuttosto dovrebbero maturare mentalmente e allenarsi per avere sempre lo stesso atteggiamento in campo.

Pep Guardiola

Guardiola è il quarantenne allenatore del Barcellona che alla sua prima esperienza con una grande squadra ha subito vinto scudetto e competizioni internazionali; in Spagna di lui si dice che è un po’ come Cervantes, che non inventò di certo lo spagnolo ma nessuno l’aveva mai usato così bene. Tiki-taka è lo stile di gioco della sua squadra, fatto di passaggi corti che producono anche il 70% di possesso palla. Quando gli altri sono stanchi o ipnotizzati da questa miriade di scambi, i suoi giocatori sono pronti sferrare il colpo decisivo. Giungere a questo obiettivo non è facile come potrebbe sembrare a prima vista e per ottenere questo risultato Guardiola impegna duramente i calciatori. Ha idee molto chiare e non accetta consigli. Al presidente del Barcellona disse che non avrebbe avuto le palle per mettere un giovane come lui alla guida della squadra e calciatori come Ibrahimovic sono andati via perché non corrispondevano alla sua filosofia di gioco. Si può dire che sia un perfezionista positivo che però ama i suoi talenti creativi, uno su tutti, Messi di cui non smette mai di lodare il carattere e la tenacia.

Alex Ferguson

Il Manchester United nella finale di Champions di questo sabato con il Barcellona ha la possibilità di vincere la sua quarta coppa, la terza dell’era Ferguson. Allenatore dal 1986 della squadra con cui ha vinto 12 campionati inglesi. Molti articoli su questo manager sono apparsi in questi giorni per spiegarne la figura e il successo. Intanto va detto che ha applicato quelle che per i tifosi del Manchester sono due regole d’oro: “Diamo un’opportunità ai giovani; noi attacchiamo”. Giggs che ora ha 37 anni esordì a 17, Charlton e Cristiano Ronaldo a 18 anni, Beckam e i fratelli da Silva a 19.  Segue i calciatori giovani con grande attenzione. Nel 2009 ha detto che le tre regole della leadership sono: controllo, gestione del cambiamento e osservazione. Quest’ultima abilità consiste nel mettere a fuoco ogni cosa, nell’analizzare ciò che è importante e vedere i pericoli e le opportunità che gli altri non scorgono. Non è un conservatore, è attento a qualsiasi innovazione metodologica e scientifica che possa essergli utile ma è anche famoso per le sue tirate furiose ai giocatori, chiamate “hair-dryer treatment”, in cui strilla sulla faccia del suo interlocutore a distanza ravvicinata. E’ considerato come una persona di molto fascino in grado di parlare di qualsiasi argomento ma le sue squadre sanno anche essere prepotenti e dure quando serve. Per la maggior parte degli inglesi è il migliore manager di sport di squadra nel mondo di sempre.

Prova di carattere di Nadal

La mente è importante ma non può aiutare a vincere quando non si è in forma. La prova di Nadal nella finale degli Internazionali di tennis è stata una prova in cui Nadal si è trovato sempre a vincere il set successivo a quello messo a segno da Djokovic. A mio avviso è stato un esempio di quanto forte è il desiderio di restare attaccati all’avversario anche quando non si è in condizione di battersi al massimo delle proprie possibilità. Nadal non ha mai rinunciato e Djokovic ha dovuto giocare al meglio per vincere questo match. E’ stato un ottimo esercizio di tenacia e di espressione di quello che dovrebbe essere l’atteggiamento migliore da mettere in campo anche quando non si è in piena forma.