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50° Anniversario International Journal of Sport Psychology

In occasione del

50° anniversario dell’International Journal of Sport Psychology – 1970-2020

è uscito il primo numero speciale dedicato a come si è sviluppata la psicologia dello sport. 

Sidonio Serpa, Fabio Lucidi, Alberto Cei

For the second time in its history, the IJSP decided to mark its anniversary. Two special issues celebrate the 50 years of the journal, this being the first one, in a look at the History of sport psychology, while the second mostly looks into the future, identifying some new trends of research, as well as the reorientation of some classic topics according to the Society changes.

The purpose of the current issue is double. On one hand, to preserve the memory of the path taken by sport psychology so far, as well as paying tribute to those who contributed to its development. On the other hand, by reflecting on the History, to understand better the present situation and, thus, working more efficiently for the future applied and scientific developments.

Chi è interessato all’acquisto può scrivere attraverso l’indirizzo di questo blog.

La lunga marcia dell’affermazione della Psicologia dello sport alle Olimpiadi

In occasione del 50° Anniversario dell’International Journal of Sport Psychology.

Vogliamo mettere in evidenza come  all’inizio degli anni ’70, l’affermazione di questa disciplina nel mondo dello sport della prestazione assoluta era molto limitata.  In larga parte gli atleti non seguivano programmi di preparazione psicologica e gli psicologi non partecipavano ai più importanti eventi come le Olimpiadi.

Al termine dei Giochi Olimpici di Monaco -1972, Ferruccio Antonelli si rivolse a molti psicologi chiedendo “di scrivere alcune brevi osservazioni dal punto di vista psicologico”. Nove hanno inviato un breve commento e sono stati pubblicati sul n.2, 1972 della rivista.

Il valore storico di questa iniziativa di Antonelli e del ricordarla oggi, consiste nel documentare come l’affermazione della psicologia dello sport applicata allo sport di alto sia stato un percorso lungo e di lenta affermazione. E sono serviti circa 15 anni, perché alle Olimpiadi di Los Angeles – 1984 fosse presente un numero significativo di psicologi dello sport all’interno delle squadre olimpiche.

In generale i commenti denunciano la mancanza di attenzione alla psicologia da parte delle organizzazioni sportive e della medicina dello sport.

J. Cratty (USA), p.99:

“During the Pre-Olympic Scientific Conference, I was questioning daily why there were no psychologists accompanying the American Team. A question which I couldn’t answer, and which proved personally unsettling, particularly, when viewed in the light of subsequent performance and incidences… it is hoped that in future games trained professionals to offer emotional support for athletes will be as common as are the presently available personnel for their physical health.”

J. Ferrer-Hombravella (Spain), p.100:

“Beaucoup d’observations a Munich nous prouvent que les bases de la psychologie du sport sont ignorées par beaucoup de personnes et beaucoup des médecins sportifs inclus.”

H. Rieder (German Fed. Rep.), p.103:

“Sport continues to regard psychology exclusively as a spectacular means of improvising performance without showing any interest in an unconditional and willing cooperation as far as the rather troublesome work of conducting tests and evaluating empirical data is concerned.”

M. Vane (Czechoslovakia), p. 105-106:

We need “Individualization in the care of the competitor (guidance) starting with his education and self-education and ending with intentional psycho-prophylactic, psychoigienic and psycho therapeutic means … it is necessary to point out the development of individualized techniques of cool-up and warm-up directed to an optimization of activation level of the athlete. Th advantage of a cooperation between coach, physician, psychologist and masseur is the evident.”

1970 è l’anno di fondazione della prima rivista di psicologia dello sport

Quest’anno è il 51° anno dalla fondazione dell’International Journal of Sport Psychology (IJSP) nel 1970. Pubblicheremo due numeri speciali, il primo ha uno sguardo alla storia della psicologia dello sport e il secondo sulle future prospettive. Guest editors sono: Sidonio Serpa, Fabio Lucidi e Alberto Cei.

Il Journal è stata la prima rivista scientifica dedicata specificatamente alla  psicologia dello sport ed è stato creato quasi 10 anni prima della rivista americana, Journal of Sport Psychology, che è stata pubblicata per la prima volta solo nel 1979. Antonelli nel primo numero del 1970 scrisse:

“Il Consiglio Direttivo ha nominato un comitato di redazione (guidato da Olsen), e anch’io ho firmato un contratto con un editore norvegese … e ho ricevuto un buon numero di richieste di abbonamenti. A causa dei problemi che il dottor Olsen riferisce, mi sono trovato costretto ad assumere la carica di direttore e a trovare un altro editore, a tutti i costi e senza indugio, per avviare la rivista. Una rivista che informasse tutti i soci … era diventata una necessità, un dovere” (Antonelli, 1970, p.3-4).

Antonelli ha trovato la persona che avrebbe accettato questa sfida nel suo amico, l’editore Luigi Pozzi. Pozzi stesso mi ha detto che quando Antonelli ha proposto questa impresa, sono state necessarie poche parole per convincerlo ad accettare. Non si può che non essere d’accordo con Salmela (1999), quando afferma che questa è stata davvero una sfida eroica, ottenuta solo grazie alla determinazione solitaria di Antonelli, senza copertura finanziaria.

“Per 10 dollari l’anno sono in grado di offrire solo due piccoli numeri, senza pretese, e quindi c’è un’altra questione che devo rivelare. Quando l’iscrizione all’International Society of Sport Psychology (ISSP) era gratuita, ho ricevuto 1.500 richieste. Quando ho chiesto 10 dollari, non per l’ISSP, che non sostiene spese e quindi non richiede denaro, ma per l’abbonamento, solo il 10% ha pagato questo costo. Ho trovato un editore molto comprensivo, che ha accettato di rinunciare a tutto il suo profitto, e per questo  pubblicamente lo ringrazio dal profondo del mio cuore; ma le spese di stampa e spedizione sono enormi. Con quello che ho ricevuto fino ad oggi, sarò in grado di stampare e inviare il primo numero . E lo manderò a tutti i 1500 membri. Se necessario, poi vado avanti a mie spese … questa non è una dimostrazione di eroismo pazzo … Sono sicuro che quando riceveranno questo primo numero, molti soci pagheranno la quota di iscrizione per il secondo numero del 1970“ (Antonelli, 1970 p.4-5).

Lo sviluppo motorio e psicosociale in bambini con disabilità intellettive attraverso il calcio

Movimento

Rivista di Psicologia e Scienze del Movimento e dello Sport

n.2/3, 2016, 63 pagine

Roma: Edizioni Luigi Pozzi

 

Lo sviluppo motorio e psicosociale in bambini con disabilità intellettive attraverso il calcio

Motor and psychosocial development in children with intellectual disabilities through soccer

 

Alberto Cei*’, Paolo Franceschi^, Michele Rosci^, Daniela Sepio’ e Bruno Ruscello°

*Università San Raffaele, Roma e ASD Calcio Integrato

^AS Roma Calcio

‘ASD Calcio Integrato

°Università di Tor Vergata, Roma

 

Parole chiave: bambini, autismo, calcio, apprendimento, empowerment

Key words: children, autism, soccer, learning, empowerment

 

 

Abstract

Calcio Insieme (Soccer Together) is a project promoted by Roma Cares Foundation, non-profit organization linked to the broader context of Social Responsibility and Sustainability of AS ROMA and A.S.D. Accademia di Calcio Integrato, whose objective is the development of education and culture integrated to the values of sport through the soccer.

Soccer is the sport most loved and practiced by girls and boys around the world, but for young people with developmental difficulties are rare, if not absent, the opportunities allowing them to live this sport as an educational and playful experience. Therefore, this applied research project, spread over three years, is aimed at children (6-12 years) with intellectual disabilities and with particular reference to those with autism spectrum disorder (ASD). Soccer Together project wants to promote the physical activity and soccer teaching for these children, in order to improve the quality of their lives through a continuous sport practice over time. Furthermore, this project wants also to develop a methodology model of teaching, tailored for these children, through this applied research.

Soccer Together began in September 2015 with the collaboration of some schools of Roma. They promoted among families of children with intellectual disabilities the knowledge of this initiative. They organized information meetings lead by the staff of Soccer Together to start building a community whose school, family, sport organization and staff could feel part of a common project at its center there are the children with intellectual disabilities and especially those with autism spectrum disorder (ASD). Since the beginning the project has had as main focus the empowerment of each child through the soccer, as recommended by the International Paralympic Committee.

To better understand the different steps of the experiment carried out by the technical-scientific staff of Soccer Together at the Giulio Onesti Center, in Roma, it’s important to acknowledge what are the autism spectrum disorders (ASD) and what are the limits and the motor/psychological potential of children with ASD; the report describes in detail the main features and the research results.

This report begins with an overview of autism spectrum disorders and what are the limits and the motor potential of these children. It emerges that, up to now, the experiences carried out in this area included only individual sports and that no investigation has been conducted to test how the group sports and soccer specifically could be a means of improving the motor/sports skills and the psychological and interpersonal skills. In the section devoted to the method are described the diagnoses of 30 children (27 boys and 3 girls). They  have participated in the project by attending at the training program for an hour twice a week for 5 months. They were divided into two sub-groups (Green and Red) as a function of their motor skills and psycho-relational competences. All children were subjected to the initial and final motor assessment. Similarly it proceeded with the psychological and interpersonal evaluation carried out at the beginning and at the end of the program. This was done through interviews with parents and their school teachers and an assessment carried out on the field for the duration of the period of activities carried out by the football coaches and the sport psychologists. In addition, before the start of the program, the whole staff,  including sport psychologists, youth football instructors, one speech therapist, one sport physician and one coordinator of the relations with families and schools have participated in a specific training, theoretical and practical, learning to be sensitive and to work with young individuals with developmental disorders. The results showed that in relation to motor skills there are significant differences from the initial assessment in relation to 6 tests out of 10. The children improved in tests regarding: walking between the cones, running between the cones, roll on the mat, high jump (3 obstacles 20 / 30cm), grab (5 launches from 1 to 5 meters away from the instructor) and stay balanced on jellyfish.

In relation to run with the ball (to drive the ball into a space 15m long and 4m wide) were detected two results. The first is that, even at the end of the program, 39.3% of children did not show any improvement. The second is of opposite sign and shows that 28.6% is placed in an intermediate skill level. They drive the ball, move frequently left and right even if out of the lane. In addition, 10.7% shows a medium-high skill level, driving the ball without leaving the lane. These data show there is a significant difference from the point of view of the motor competences among the children, while for some the training it’s characterized more as motor activity oriented to the acquisition of basic motor patterns, for others it’s oriented to  teach the soccer fundamentals.

The questionnaire administered at the end of the program to the parents of the children examined the following skills: cooperation, participation in the games, understanding the others and be understood, communicate with each other, socialize, approach the new situations/people and reduction of behavioral problems. For each of these skills, the parents have expressed a final assessment, it showed that they believe their children are improved significantly. It’s also interesting to note that the same questionnaire was administered to school support teachers of children and the resulting data are similar to those experienced by parents. Assessments made on the field by sport psychologists and coaches have shown that most of young people have improved, even if  they achieved very different skill levels, depending on the difficulty level initially expressed. For the future, there are clearly detectable paths of physical activity and sports differentiating the two children groups (Red and Green).

In summary, these data confirm the findings of the research review conducted on people with autism spectrum disorder (Sowa e Meulenbroek, 2012). That is to say, that the motor/sport skills increase with specific program of motor/sports learning. Our study adds that the organization of training sessions in group interventions and individual interventions promote the development of social skills, as in part it has been showed by Walker, Barry and Bader (2010). This pilot study has also responded to the request to organize “a naturalistic intervention based on group sports like soccer” (Sowa and Meulenbroek, 2012; p.56) and, till now it was never been documented. In addition, as already showed (Luiselli 2014), the behavioral problems were reduced, decreasing the stereotyped movements and the self-stimulation behaviors.

Finally, it should be mentioned those results achieved which are not identifiable in scientific terms but that at the same time are important for a project with the aim to reduce the limits of the children with ASD and widen their skills at 360 degrees. The most significant are the following: the first football games played between them and the coaches and two games 4vs4 with players of Roma Academy; the identification process with AS Roma has increased the children socialization and stimulated their pride being a part of Roma team; live this experience with professionals totally dedicated to them and willing to respect the times of socialization and learning while not ceasing to guide them in the activities; for families it has been important to meet each other, sharing these experiences and feeling themselves as an active part of the project.

E’ uscita la 2° edizione di “Allenarsi per Vincere”

E’ uscita la 2° edizione del libro 

 

Questo è un libro dedicato agli sgobboni e non hai bravi per un giorno. E’ un libro dedicato a quelli che vogliono correre il rischio di diventarlo e non si accontentano dei successi facili. E’ per chi ritiene che le imprese eccezionali siano il frutto dell’impegno quotidiano e non dell’impegno eroico di un giorno, è per chi fa anche quando piove e il traguardo è ancora lontano. E’ per chi s’impegna in attività che non sono immediatamente gratificanti, perché sono noiose e ripetitive ma sa che deve farlo. Non è per chi vuole stare sempre sotto i riflettori o si ritiene già bravo.

E’ un libro dedicato anche a chi, pur non avendo più l’età o il tempo per diventare un atleta di alto livello, vuole comunque coltivare la sua passione sportiva e allenarsi a migliorare le sue abilità psicologiche per passare da correre un minuto a correre  un’ora, seguendo un programma che gli permetta di conoscersi meglio e di sviluppare quelle competenze mentali che gli permetteranno di vivere questo suo impegno in maniera gratificante e positiva per il suo benessere.

Questo è il libro per chi ama faticare in modo intelligente ed etico, per chi s’impegna pur sapendo comunque che ci saranno dei giorni in cui penserà che non ce la farà mai, ma l’aveva messo in conto.

 

 

Gli italiani nelle organizzazioni della psicologia dello sport

Talvolta essere psicologi dello sport italiani è anche motivo di orgoglio. In questi giorni si sta svolgendo a Berna il 14° Congresso Europeo di Psicologia dello Sport e possiamo affermare di essere una parte importante delle organizzazioni che lo rappresentano.

  • Claudio Robazza ha ricevuto il premio Ema Geron per la sua eccellente carriera scientifica e continua come Associate Editor di Psychology of Sport and Exercise
  • Maurizio Bertollo è  stato eletto nel nuovo direttivo della Federazione Europea di Psicologia dello Sport  (FEPSAC)
  • Cristiana Conti è stata eletta nel direttivo dell’ENYSSP, l’organizzazione europea dei giovani psicologi dello sport

Inoltre Fabio Lucidi è membro del direttivo dell’associazione mondiale di psicologia dello sport (ISSP). Per quello che mi riguarda ho lasciato dopo 8 anni la funzione di tesoriere della FEPSAC e continuo nel mio ruolo di editorial manager dell’International Journal of Sport Psychology.

Con questa squadra e il coinvolgimento delle associazioni italiane, del mondo accademico e dell’Ordine degli psicologi potremo fare altri importanti passi in avanti.

 

 

I signori dei tranelli

Nell’ultimo decennio il mondo dell’economia  e quello dello sport sono stati segnati da un gran numero di scandali e fallimenti. Abbiamo assistito al crack di aziende come la Enron, quinto colosso finanziario americano e della Parmalat una delle imprese italiane di eccellenza, ma abbiamo vissuto anche la lunga stagione degli scandali sportivi da quelli del doping che hanno distrutto il ciclismo e hanno coinvolto atleti famosi in tutti gli sport sino a giungere al calcio in cui gli scandali sembrano non finire mai.  Viviamo in un periodo in cui vengono scoperte grandi truffe perpetrate da leader di successo e top performer sino a quel momento oggetto di ammirazione e adulazione da parte di tutti. L’inganno sistematico, diventato così condotta istituzionale, insieme all’avidità e all’arroganza dei leader ha rovinato grandi aziende e ridotto molte prestazioni sportive a espressione di trucchi farmacologici.

I signori dei tranelli

Questo mio nuovo libro costituisce una chiave di lettura di quali siano le ragioni per cui queste truffe abbiano trovato così grande spazio nel mondo attuale.   Vengono analizzate le cause che determinano il perseguimento consapevole di forme di fraudolenza e  come azioni isolate siano diventate modi standard di fare sport e business. Le vicende raccontate mettono in luce veri e propri sistemi di truffa, non interpretabili in termini di atleti o manager isolati con profili devianti. A condurre queste operazioni sono persone vincenti che hanno messo da parte ogni istanza morale per perseguire solo il potere e l’arricchimento, nella convinzione di restare impuniti. Nell’ultima parte del libro si sostiene che la guerra a questo sistema non deve essere condotta solo con l’inasprimento delle pene ma tramite la diffusione di una cultura fondata sulla responsabilità sociale, che evidenzi come integrare le richieste di essere al tempo stesso competitivi e etici.

Vai a: http://www.ceiconsulting.it/it/publications/books/