Mancano solo due giorni alla maratona di roma e sono giorni di totale riposo fisico e mentale. E’ una prova molto impegnativa per chiunque corra questa distanza e c’è bisogno di avere con sè tutte le energie. Sono da vivere appieno anche le sensazioni e i pensieri di queste ultime ore perchè è importante conoscere le proprie reazioni prima della corsa. Soprattutto se si parla con gli amici ci si accorge che ognuno vive l’attesa a modo suo, c’è il tranquillo,il tranquilo per finta, il nervoso, il timoroso, quello che pensa “ma chi me l’ha fatto fare” e quello che non capisce come farà a correre tutti quei km perchè già adesso è stanco. Personalmente appartengo a quella categoria che la settimana precedente si riposa perchè mi sento stanco, non ho voglia di correre, le gambe mi fanno male. Poi tutto questo scompare la mattina della gara e di solito sono contento. Anni fa intervistando Laura Fogli anche lei mi disse che provava questi stati d’animo, che poi scomparivano quando faceva gli allunghi prima dalla partenza. Scoperto questo suo modo di vivere l’attesa, accettava quello che veniva durante la settimana perchè sapeva che non l’avrebbe danneggiata in gara. Quindi, che ognuno viva, questi attimi, li apprezzi e poi si goda domenica questa bellissima esperienza.
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Molti allenatori spesso mi chiedono come sia possibile entrare pronti in gara sino dal primo istante. Non vi è una risposta unica poichè la prontezza dipende dallo stato di forma di quel momento, dai risultati delle gare precedenti o ancora dall’importanza della competizione che si deve affrontare. Al di là di questi fattori, però, è risaputo che gli atleti si prepararno alla gara attraverso il riscaldamento fisico. E’ a questo punto che ci si deve porre la domanda seguente: cosa faccio per riscaldare la mente? Cosa faccio, quindi, per potere sentirmi pronto? Spesso atleti e allenatori non sanno rispondere a questa domanda perchè non ci hanno mai pensato, per loro il riscaldamento mentale o lo stato di prontezza mentale pre-gara viene spontaneamente e comunque è subordinato di molto al riscaldamento fisico, che una volta raggiunto porterebbe con se anche quello mentale. Se sei un atleta rifletti e analizza cosa fai. Se sei un allenatore pensa a come potrebbe essere svolto in maniera più incisiva il riscaldamento? Se sei uno psicologo chiediti cosa sia il riscaldamento mentale e in che modo potresti aiutare un atleta a sentirsi pronto.
Talvolta nello sport di alto livello si fa strada l’idea che l’atleta forte quando va in gara e nei giorni precedenti la competizione ormai non ha più bisogno dell’allenatore perchè è pronto ed è l’atleta a quel punto che deve dimostrare il suo valore. Si pensa che l’aspetto psicologico dell’avvicinamento alla gara e la gestione della stessa sia un fatto privato, anzi è giunto il momento di dimostrare di “avere le palle”. La mia esperienza professionale è assolutamente di tipo opposto, proprio perchè possono fornire prestazioni eccezionali questi atleti hanno bisogno di una persona qualificata al loro fianco che sappia indirizzarli a vivere questa esperienza in maniera efficace e positiva. Ho in mente atleti che ti chiedono cosa devono fare o più semplicemente hanno voglia di parlare con qualcuno che li conosce e che è disponibile ad ascoltarli. Senza quest’ultima fase, che può essere svolta dall’allenatore o dallo psicologo, è invece possibile buttare via mesi o anni di preparazione per non averne apprezzato l’importanza. Ho davanti agli occhi atleti che prima della finale olimpica dicono che hanno la nausea e che non vogliono andare in campo o che tre ore prima ti dicono che non si ricordano cosa devono fare, o allenatori che si stupiscono di prestazioni insoddisfacenti senza però avere fatto nulla per prevenirle. Oggi che tutti si sentono dei motivatori o mental coach questa carenza è ancora più paradossale, ponendo in evidenza che ci vogliono delle competenze professionali per esserlo e che non basta solo appicicarsi addosso questa etichetta, senza capire che la gara è uno dei momenti fondamentali del consolidamento della conoscenza tra allenatore e atleta e tra psicologo e atleta.