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Auto-Efficacia e osservazione

In questo periodo molti interventi con gli allenatori che sto facendo riguardano l’uso dell’osservazione come sistema per migliorare nel loro insegnamento in campo e le loro relazioni con gli atleti.

Il modello di Albert Bandura è un approccio che può consentirgli di applicare una delle teorie più diffuse in psicologia e che fa riferimento alla convinzione di una persona di essere capace di affrontare con successo una determinata situazione di gara o anche di ottenere uno specifico miglioramento in un’abilità tecnica.

La teoria dell’autoefficacia si basa su quattro idee fondamentali a cui l’allenatore può riferirsi per favorire il miglioramento dell’atleta.

Le esperienze passate - E’ dimostrato che una fonte indispensabile di convinzione risiede nel fare affidamento sulle esperienze passate di successo in relazione a un compito. Su questa base l’allenatore dovrebbe quindi sempre collegare ciò che deve essere fatto in quel momento (parlando naturalmente di compiti impegnativi e significativi) collegando questa sua comunicazione a quanto è avvenuto in precedenza, cos’ da collegare sempre il passato con il presente.

Le esperienze vicarie - Ci si riferisce al concetto di modellamento, osservare compagni che seguono un determinato compito e anche la loro fatica è un ottimo stimolo per incrementare la convinzione nella riuscita. Non è difficile in nessun sport costruire situazioni di questo tipo a rotazione fra i propri allievi.

Il sostegno sociale - sappiamo dell’importanza di sostenere l’impegno e di sostenere le persone dopo un errore. Mettiamo sempre come primo scopo lo sviluppo della persona e poi l’acquisizione tecnica o il risultato sportivo. E’ importante che l’allenatore spieghi “il perchè” e non solo “come fare”, l’apprendimento e le prestazioni miglioreranno poiché l’atleta sentirà che si è interessati allo sviluppo della sua autonomia psicologica.

La condizione fisiologica ed emotiva - Basta ricordarsi che il warm-up è quel tipo di attività che consente di raggiungere una condizione fisica, motoria e psicologica di prontezza, mettendo l’individuo nella condizione di essere pronto. Questo vale non solo per iniziare l’allenamento in modo efficace ma anche per prepararsi alle esercitazioni più significative di ogni seduta di allenamento.

Auto-Efficacia in atletica

Olympic Coach, 2017, 28 (1), 4-11 

Creating Confidence: The Four Sources of Self-Efficacy

Matthew Buns, Assistant Cross Country and Track & Field Coach, Concordia University, St. Paul

“Whether you think you can or think you can’t, you’re probably right.” – Henry Ford

Raramente in atletica l’importanza della mente viene messa in discussione. Agli specialisti in psicologia dello sport viene spesso chiesto di rispondere alla domanda “come faccio a rendere i miei atleti più sicuri?”. Ci sono molti aspetti nel training e nella competizione che possono scuotere la fiducia di un atleta, dall’importanza dell’evento, a temere taluni concorrenti, alla sfida della gara. Gli allenatori spesso desiderano che i propri atleti abbiano fiducia nel loro training, ma non è sempre così semplice come sembra. Lo scopo di questo articolo è di fornire linee guida agli allenatori per insegnare la prontezza mentale e dimostrare perché può essere rilevante tanto quanto la prontezza fisica. Un allenatore non deve necessariamente essere un psicologo dello sport per realizzare come le prestazioni migliorano grazie a un diverso approccio mentale. Al fine di essere mentalmente pronti a competere gli atleti devono essere fiduciosi in se stessi e mostrare un alto livello di autostima. Inoltre, un atleta deve possedere qualcosa di più specifico: un alto livello di auto-efficacia. L’auto-efficacia di per sé, è un migliore antecedente delle prestazioni rispetto alle aspettative di risultato (goal setting). È uno degli aspetti mentali più importanti, situazione specifico, che un allenatore di atletica può instillare in loro atleti.