Archivio per il tag 'champions'

10 regole di successo di Bob Rotella

The things a golf player must do in a competitive round:

  1. Play to play great. Don’t play not to play poorly
  2. Love the challenge of the day, whatever it may be
  3. Get out of results and get into process
  4. Know that nothing will bother or upset you in the golf course, and you will be in great state mind for every shot.
  5. Playing with a feeling that the outcome doesn’t matter is always preferable to caring too much.
  6. Believe fully in yourself so you can play freely
  7. See where you want the ball to go before every shot
  8. Be decisive, committed and clear
  9. Be your own best friend
  10. Love your wedge and your putter
Immagine correlata

Il Bayern ha sbagliato l’approccio mentale alla partita

Partiamo dalle statistiche estremamente a favore del Bayern contro l’Atletico Madrid: 33 tiri a 7, 72% di possesso palla a 28%, 23 cross su azione a 2. Solo leggerle rende ben chiaro l’andamento del match dell’Allianz Arena. Bayern a tratti incontenibile, con ritmi infernali, pressing continuo e stupende sovrapposizioni sulle fasce laterali. Cross, inserimenti, tiri da fuori di due bombardieri come Alaba e Vidal. Se non per 90 minuti, almeno per 75. Eppure l’Atletico è rimasto in partita, ha sofferto enormemente, ha colpito alla prima occasione buona e ha resistito anche nell’infuocato finale, mostrando una notevole capacità di resistere al gioco della squadra tedesca.

Nelle due semifinali il Bayern ha tirato 52 volte, ma ha segnato solo due goal. Dal punto di vista mentale il furore agonistico del Bayern è stato un ostacolo alla finalizzazione delle sue azioni, che consiste nel fare goal agli avversari. Questo avviene quando una squadra è prigioniera della bellezza del suo gioco, che trasforma più in un’azione estetica che in una centrata sull’ottenere un vantaggio determinato dalle reti messe a segno. Vuol dire che i calciatori hanno mancato in determinazione e tenacia nel raggiungere l’obiettivo della qualificazione alla finale. Certamente è bello divertire il pubblico e produrre del bel gioco ma bisogna anche vincerle le partite che sono decisive. Questa lo era e l’atteggiamento in campo della squadra è stato sbagliato.

Juventus: dal baratro alla vittoria

La Juventus era aspettata alla prova di essere ciò che diceva di essere e non una squadra paurosa in Europa. La Juventus è dovuta arrivare sul bordo dell’abisso per conoscere il suo valore. La Juventus in questa partita è stata combattiva con continuità. Ora deve imparare a ragionare meglio come squadra. Dopo essere andata in vantaggio, era prevedibile che i greci avrebbero attaccato per ottenere il pareggio e, purtroppo, è esattamente ciò che è accaduto dopo appena due minuti. Ragionare con calma avrebbe permesso di prevedere questa reazione degli avversari e predisporsi a contrastarla. Anzi sino al secondo goal dell’Olympiacos la Juventus ha giocato ed è andata avanti ma in modo confuso. Poi è successo l’incredibile, la Juventus ha cambiato il suo destino perché alla combattività ha unito l’intensità e la convinzione che era possibile vincere. E questo ha fatto la differenza rispetto al primo tempo. Le prossime volte servirà trovare questa condizione mentale prima di essere a un passo dal baratro, perchè non sempre le altre squadre lo permetteranno. Un bel passo in avanti ma la mentalità europea ancora non c’è.

La mentalità persa del calcio italiano

Le sconfitte in Champions sono, dopo i mondiali, l’ulteriore dimostrazione di come alle squadre italiane manchi la mentalità per affrontare squadre che invece giocano per vincere. Il calcio non è solo questione di quanti talenti si dispone in squadra ma deve essere espressione del volere esprimersi al massimo delle proprie capacità fisiche, tecniche e soprattutto mentali. Perchè senza la testa non si va da nessuna parte, è la mente preparata all’impegno agonistico che esalta le capacità della squadra. La mente è la chiave che apre la porta in cui è custodita la competenza, e senza questa chiave l’abilità resta prigioniera di altri fattori che le impediscono di manifestarsi. Questi altri fattori che la ostacolano possono essere rappresentati di volta in volta dall’uso della forza fisica come motore primario o dalla presunzione di essere i più forti o dal pensare che bastano i proclami prepartita per averla vinta. Se l’Inter si qualificherà per il turno successivo non farà altro che confermare questo dato italiano: per vincere serve una squadra formata solo da calciatori e allenatore stranieri.