Il video di presentazione dei Giochi Paralimpici di Rio che ha avuto milioni di visualizzazioni s’intitola “We’re The Superhumans“. Alvin Law, il batterista canadese che suona nel video, sopravvissuto al talidomide, spiega che il trailer “non è sulla disabilità ma riguarda il talento e le abilità che noi tutti possediamo”.
Non è retorico affermare che questi atleti, che rappresentano il mondo della disabilità nella più importante e ambita manifestazione sportiva a cui si possa partecipare, sono individui da ammirare così come lo sono Bolt e Phelps. Sono da ammirare in un mondo che, invece, tende ancora a ignorare e segregare le persone con questo tipo di diversità. Al contrario, lo sport olimpico è l’esempio di come possa avvenire l’empowerment personale attraverso lo sviluppo delle abilità e competenze per ottenere il controllo della propria vita e migliorare la propria condizione.
I Giochi Paralimpici dovrebbero rappresentare l’occasione per incrementare la consapevolezza che lo sport e, più in generale l’attività motoria, possano rappresentare delle situazioni in cui promuovere lo sviluppo psicosociale e motorio delle persone con disabilità. Il concetto di empowerment nello sport per disabili ha come base lo sviluppo della consapevolezza nelle proprie competenze. L’obiettivo è, quindi, di raggiungere tramite l’esperienza sportiva un migliore controllo delle risorse personali e dell’ambiente in cui si vive, con l’uso di competenze che di solito non sono in possesso delle persone con disabilità. In tal senso, in una prospettiva di empowerment le persone con disabilità sono considerate come cittadini a cui devono essere assicurati diritti e scelte, piuttosto che individui dipendenti, da aiutare, da socializzare e a cui fornire delle abilità.
È piena di questi significati “La lettera ai normali che evitano mio fratello” di Giacomo Mazzariol, pubblicata in prima pagina su Repubblica, in cui dice che “mi ha insegnato che tutti abbiamo bisogno di aiuto” e cita a questo riguardo la famosa frase di Einstein: “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi su un albero, lui passerà tutta la vita a credersi uno stupido”.
Guardiamo le Paralimpiadi con questo nuovo spirito di scoperta di un modo diverso di vivere le proprie capacità e di adattarsi alle situazioni siano esse una palla, l’acqua o una pista di atletica. Guardiamole anche per migliorarci, con lo spirito di chi non si ritira pensando che lo sport e l’attività motoria non fanno per lui/lei, ma di chi, invece, vuole cercare nuove strade per aumentare il proprio benessere attraverso il movimento.