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La combattività è la chiave per vincere gli Europei di calcio

Vincere è un frullato d’ingredienti tra loro diversi che nel calcio riguarda la qualità dei calciatori, la loro capacità di restare uniti nelle situazioni di maggiore difficoltà agonistica, è influenzata dall’allenatore e naturalmente dal gioco degli avversari e molti altri aspetti, fra cui la fortuna.

E’ probabile che le squadre sulla carta più forti che sono state eliminate da questo Europeo abbiano peccato in qualcuna di queste variabili. Non ho le informazioni per potere analizzare il match esaminando questa variabili, però c’è una caratteristica che a mio avviso fa da collante a questa variabili e che spesso è decisiva nel favorire la vittoria finale.

Quando Mourinho afferma che vuole “11 bastardi”, Conte vuole in squadra giocatori aggressivi come Vidal, Ferguson aspettava il 75° minuto perchè sapeva da quel momento la sua squadra si sarebbe scatenata, lo stesso ha dichiarato Tuchel dicendo che i suoi calciatori sono predisposti a combattere perchè questa è la loro natura.

Queste diverse parole affermano l’idea che la combattività è l’ingrediente che deve mostrare una squadra che vuole vincere e che senza questo atteggiamento anche la migliore per qualità non raggiungerà mai questo risultato.

Quindi non stupiamoci se molte delle squadre migliori sono state eliminate, evidentemente non hanno giocato con questo approccio. Combattività non significa essere fallosi ma volere vincere i contrasti, alzarsi immediatamente quando si cade, non protestare con l’arbitro, calciare per fare gol, mantenere l’intensità di gioco per tutta la partita. Il ruolo dell’allenatore è decisivo per stimolare questo tipo d’impegno.

 

La scarsa motivazione della Juventus

Nel calcio la competizione sportiva è una situazione in cui la prestazione di una squadra viene confrontata con lo standard previsto per quell’evento. Inoltre, ogni squadra dovrebbe dimostrare sul campo la voglia  di superare le difficoltà tramite la collaborazione fra i giocatori, mentre verso gli avversari dovrebbe essere dominante la competitività. Certamente in una squadra serve il talento di qualcuno ma sicuramente non si vince se manca l’integrazione fra i comportamenti  dei calciatori, se manca la coesione del gruppo. Questi concetti non devono essere pensati come buoni propositi, generali e non specifici, perché sono alla base delle squadre vincenti. Se si applicano questi principi alla condizione attuale della Juventus si evidenzia, in modo immediato, che i comportamenti dei calciatori in campo non corrispondono se non in minima parte a queste semplici regole. Manca il cosiddetto spirito di squadra e un gruppo unito, che sono obiettivi rilevanti per affrontare con efficacia uno stagione agonistica impegnativa e di massimo livello. Non va dimenticato che la motivazione dovrebbe essere una dimensione psicologica sempre presente e indipendente dalla qualità del gioco. Anzi proprio quando vi possono essere incertezze o difficoltà a svolgere il lavoro richiesto dall’allenatore, come è vero per la Juventus in questo inizio di campionato, diventa indispensabile per i singoli calciatori essere presenti sul terreno di gioco con la combattività e la tenacia che viene richiesto a chi è parte di una squadra. E’ mantenendo alta la motivazione al gioco che i singoli calciatori, la squadra e l’allenatore possono ragionare solo sugli aspetti tecnici del gioco e non sui comportamenti sbagliati della squadra che si mostra poco motivata in campo. Nei momenti di crisi serve che il leader, Allegri, trasmetta poche idee che siano chiare, specifiche e percepite dai calciatori come realizzabili sin dalla prossima partita. La squadra deve sapere che serve tempo per migliorare la qualità collettiva del gioco ma che combattività e tenacia sono qualità mentali che dovrebbero essere presenti sino dal prossimo incontro, altrimenti si continua a giocare con l’alibi che se la squadra non ha ancora un gioco o è poco tempo che si gioca insieme questo determina la scarsa convinzione nel seguire le istruzioni dell’allenatore. Inoltre, il nocciolo duro della squadra rappresentato dalla difesa nel suo complesso ha fatto poco per mostrare sul campo questo atteggiamento e per motivare i compagni degli altri reparti, dovrà impegnarsi molto di più. La Juventus ora è una squadra umiliata dalla superficialità con cui ha affrontato questo nuovo campionato. L’errore più grave da parte dei dirigenti è stato di affermare che sarebbe stato un anno di transizione, dando così ai calciatori la percezione che non sarebbe stato così importante mantenere lo standard del passato. Ora hanno scoperto che perdere le partite a causa della propria incapacità di essere squadra e di reagire immediatamente agli errori non piace a nessuno e porta la squadra in un baratro; vedremo se sapranno motivarsi tutti a giocare con l’intensità adeguata a mostrare le capacità della squadra. Il compito di Alllegri non è solo tecnico ma è di aiutare la squadra a cambiare registro emotivo, dovrà spiegare che non vi è nessun alibi per nessuno e che in campo servono combattività e tenacia.

Le competenze psicologiche di un squadra

Le competenze psicologiche di un squadra che a mio avviso influenzano maggiormente il gioco e la prestazione e che dovrebbero venire allenate.

Collaborazione – Ogni calciatore ha la responsabilità di contribuire attivamente alla coesione della squadra. Questa attitudine va allenata ogni giorno, è la struttura che sostiene la squadra ed è costituita dall’insieme delle relazioni fra i calciatori, l’allenatore, lo staff tecnico e sanitario e i dirigenti. E’ indispensabile che ognuno nella squadra abbia un ruolo ben definito e obiettivi chiari e specifici. Ogni calciatore deve accettare la sua posizione e impegnarsi con dedizione. Chi non fosse convinto deve chiarire rapidamente la sua posizione, altrimenti non s’impegnerà totalmente nella squadra.

Combattività  e Tenacia – In ogni partita si alternano momenti positivi e negativi; la squadra nel suo complesso deve trovare il positivo nelle difficoltà e l’abilità consiste nel pensare che quello è il momento per dimostrare la capacità di resistere e, quindi, di comportarsi in modo combattivo e tenace. La concentrazione e l’auto-controllo in campo devono servire a moderare gli eccessi di aggressività che possono determinare comportamenti impulsivi e troppo fallosi.

Concentrazione – Significa giocare per fare la cosa giusta nel momento giusto. Riguarda il seguire le indicazioni che vengono dall’allenatore ma anche la gestione dei propri pensieri dopo un errore, nei momenti di maggiore pressione degli avversari, nei momenti determinanti della partita ma anche dopo avere segnato una rete non bisogna rilassarsi ma restare focalizzati.

Gestione stress agonistico – Le emozioni sono difficili da gestire con efficacia e per questo così spesso limitano le prestazioni. Vi sono quelle dei giovani calciatori che devono imparare a gestire il loro ruolo non solo in partita  ma anche nella vita quotidiana e vi sono quelle dei calciatori più esperti che devono anche loro continuare a mantenere saldo l’impegno emotivo che hanno sinora manifestato. In relazione alla partita è necessario che ognuno trovi la condizione emotiva ottimale per iniziare bene l’incontro. I calciatori dovrebbero identificare quali sono le emozioni che gli consentono di giocare bene e quelle che invece li ostacolano e lavorare per consolidare ciò che gli fa bene.

Autostima – Dico spesso agli atleti con cui lavoro che per essere un campione ci vuole coraggio e umiltà. Coraggio di pensare che posso raggiungere grandi risultati con la squadra, quindi avere fiducia in me e negli altri, e poi avere l’umiltà di impegnarmi ogni giorno per raggiungere questo sogno, passo dopo passo. Non è facile perché è più semplice sognare senza impegnarsi oppure impegnarsi al massimo ma senza avere un’idea in testa di cosa/come si stia facendo. In una squadra la fiducia non è solo una questione personale ma è anche un fatto collettivo decisivo da fare crescere e sapere mantenere.

Juventus: dal baratro alla vittoria

La Juventus era aspettata alla prova di essere ciò che diceva di essere e non una squadra paurosa in Europa. La Juventus è dovuta arrivare sul bordo dell’abisso per conoscere il suo valore. La Juventus in questa partita è stata combattiva con continuità. Ora deve imparare a ragionare meglio come squadra. Dopo essere andata in vantaggio, era prevedibile che i greci avrebbero attaccato per ottenere il pareggio e, purtroppo, è esattamente ciò che è accaduto dopo appena due minuti. Ragionare con calma avrebbe permesso di prevedere questa reazione degli avversari e predisporsi a contrastarla. Anzi sino al secondo goal dell’Olympiacos la Juventus ha giocato ed è andata avanti ma in modo confuso. Poi è successo l’incredibile, la Juventus ha cambiato il suo destino perché alla combattività ha unito l’intensità e la convinzione che era possibile vincere. E questo ha fatto la differenza rispetto al primo tempo. Le prossime volte servirà trovare questa condizione mentale prima di essere a un passo dal baratro, perchè non sempre le altre squadre lo permetteranno. Un bel passo in avanti ma la mentalità europea ancora non c’è.

Le capacità mentali delle squadre di calcio

Inizia oggi il campionato di calcio. L’esclusione del Napoli dalla Champions League ha messo subito in evidenza l’importanza delle capacità psicologiche nel determinare la supremazia sul campo nonché il risultato finale. Fra le principali caratteristiche da osservare in partita per sapere se una squadra è positivamente orientata una partita vi sono:

  • Intelligenza tattica: fare la cosa giusta nel momento giusto
  • Combattività: non permettere agli avversari di trovarsi a loro agio quando giocano con noi
  • Tenacia: impegnarsi al massimo e soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà della partita
  • Responsabilità: accettare il ruolo e le consegne fornite dall’allenatore
  • Senso di appartenenza: sentirsi parte attiva della squadra, collaborare e sostenere i compagni in ogni momento
Vedremo durante il campionato quali squadre mostreranno maggiormente queste capacità psicologiche.

Combattivi si diventa

La combattività è una dimensione psicologica importante che un atleta deve mostrare di possedere e padroneggiare. Essere combattivi significa essere tenaci e persistenti nel volere mantenere  la propria prestazione anche di fronte alle avversità della competizione. Si può eccedere in aggressività, diventando fallosi e pericolosi per se stessi e gli altri. Al contrario si può rinunciare dopo il primo momento di difficoltà convincendosi che non c’è più niente da fare. Uno degli scopi dell’allenamento deve essere di incrementare la combattività così da poterla esprimere in gara.

La condizione emotiva negativa del Napoli

Ieri mi chiedevo chi fra Juventus e Napoli avrebbe mostrato la voglia di vincere sin dall’inizio della partita e la Juve lo ha fatto sin dal primo istante. Sarebbe utile capire come mai questo stato mentale non è stato invece dimostrato dal Napoli che solo nel secondo tempo ha fornito, come si dice, “una prova d’orgoglio”. A mio avviso un allenatore esperto come Benitez dovrebbe avere dei parametri per stabilire se prima di una partita importante la sua squadra è nella condizione emotiva ottimale per affrontare un avversario di cui si conosce il sistema di gioco e altrettanto bene si conosce lo spirito combattivo che Conte riesce a trasmettere ai suoi giocatori. Con questa consapevolezza si va in campo sapendo cosa è molto probabile che accada e che in realtà si è poi verificato. Certamente i calciatori non sono robot che eseguono i comandi di Benitez però una squadra che vuole vincere non può entrare in campo con quell’atteggiamento. Credo quindi sia importante per il Napoli capire come mai l’atteggiamento dei giocatori sia stato così rinunciatario nei comportamenti, si può essere inferiori in termini di qualità di gioco ma non in relazione alla volontà di fronteggiare al meglio delle proprie capacità gli avversari. L’unico che ha dimostrato un approccio positivo è stato Reina, il portiere del Napoli, che ha svolto il suo ruolo con determinazione. Il Napoli deve migliorare nella capacità di entrare in campo con la condizione emotiva che gli consente di giocare una partita con determinazione, altrimenti la classe dei singoli giocatori e della squadra resta chiusa  in un cassetto di cui si è persa la chiave

Vincere? Questione di mentalità

Il campionato di calcio è fatto di tante partite e il risultato di una domenica non stabilisce di certo chi lo vincerà. E’ altrettanto vero però che vi sono giornate che hanno più significato di altre e i risultati di queste partite determinano un vantaggio non solo definito in termini di punti vinti o persi ma che hanno anche un forte impatto psicologico. E’ il caso di questo turno di campionato in cui la Juventus doveva dimostrare di non essere in crisi e vincere una partita in modo convincente, mentre Il Napoli e e la Lazio, le dirette inseguitrici  a soli tre punti, dovevano dimostrare a loro volta di avere acquisito quella maturità psicologica che le consentiva di vincere per continuare a tenere elevata la pressione sulla Juventus e per dimostrare a se stesse di essere in grado di mantenere il ritmo che serve per restare in vetta. Ebbene la Juve c’è riuscita mentre le altre due hanno mancato l’obiettivo. La differenza tra dominare e pareggiare è fatta di episodi, ma ciò che conta è la consapevolezza di dovere mantenere la concentrazione e la combattività sempre a un livello elevato. Queste caratteristiche sono mancate al Napoli e alla Lazio che devono ancora crescere sotto questo punto di vista.

Juve: qualità e combattività

La Juve ieri sera contro il Chelsea avrebbe potuto subire una sconfitta molto dura dopo i due goal messi a segno in pochi minuti e invece è riuscita a ribaltare il risultato. Questa partita insegna che la qualità del gioco senza la combattività della squadra serve a poco.  Combattività non è un termine scientifico ma a mio avviso indica con chiarezza la capacità di giocare palla su palla in modo costante per tutta la partita. La seconda caratteristica della combattività è la capacità di giocare in questo modo indipendentemente dal risultato della partita, si gioca palla su palla quando si vince 2-0 ma anche quando si sta perdendo 2-0. Esprime la convinzione di stare in campo con questo atteggiamento sino al fischio finale dell’arbitro. Le squadre poco combattive possono sopperire a questa carenza con azioni individuali dei loro calciatori migliori e in questo modo possono anche vincere una partita. Difficilmente possono ripetere risultati di questo tipo con continuità, perché nel calcio per vincere un campionato o un torneo internazionale conta la reazione della squadra non solo l’estro del fuoriclasse.

Prandelli si affida alla scienza?

Ma qualcuno gli può dire che oltre ai test fisici, per capire chi è più in condizione e chi meno, esiste la psicologia, che potrebbe fornirgli utili indicazioni, altrettanto scientifiche, per capire chi ha la mentalità per giocare partite importanti con uno spirito combattivo e vincente? Oppure la psicologia non viene considerata come una scienza perché consiste nel pensiero dell’allenatore?