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Inutile e dannosa per gli infortuni a Montolivo e Aquilani la partita amichevole contro l’Irlanda. L’Italia non vince, come spesso è accaduto anche in passato nelle partite che precedono il mondiale di calcio. Pochi i titolari in campo e molti di quelli che avrebbero dovuto farsi notare per trovare un posto nel gruppo che partirà non si sono fatti notare. Queste partite non servono a niente, non migliorano la fiducia dei giocatori e rischiano di lasciare uno stato d’animo d’insoddisfazione in tutti. Prandelli deve fare delle scelte ma credo che ciò che avrà visto in allenamento dovrebbe essere più che sufficiente per decidere, soprattutto conoscendo i calciatori italiani che raramente nelle partite amichevoli entrano in campo con un atteggiamento competitivo e combattivo. E quindi perché giocarle, in particolar modo contro avversari decisi e atletici come gli irlandesi che al contrario hanno più volte sfiorato il goal e che volevano vincere. I nostri invece come al solito hanno fatto il minimo con la presunzione di ottenere il massimo.
Negli USA sono in aumento nei bambini gli infortuni al legamento crociato anteriore, che svolge la funzione di stabilizzare i movimenti del ginocchio, patologia che di solito non colpisce questa fascia di età. Gli effetti sono gravi e studi condotti su calciatori svedesi adulti dimostrano che 12/14 anni dopo l’infortunio il 51% delle donne e il 41% degli uomini sviluppano gravi forme di artrite alle ginocchia (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21330645). Altri, più giovani, non sono in grado di tornare a giocare (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/213306459). Ciò avviene probabilmente perché i bambini si allenano per troppe ore con sistemi che non sono adatti alla loro età e perché lo sport è cambiato notevolmente tanto che vi sono squadre di giovani calciatori di 5 anni. La soluzione è di incoraggiare i bambini ma soprattutto convincere i genitori a fare praticare più sport diversi durante l’anno e seguire programmi adeguati alla età dei loro figli.