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Major League Baseball: 27 squadre hanno un mental coach

 From USA TODAY

They’re not introduced in the opening-day pageantry. They don’t wear uniforms. They don’t have lockers in the clubhouse. Some even have weird titles, just to protect their anonymity. Yet, behind the scenes, there are proving as invaluable as any staff member in a Major League Baseball organization.

Mental skills coaches, employed by a record 27 baseball clubs to open the 2018 season, are valued more than ever.

“If you said mental skills before,’’ Chicago Cubs manager Joe Maddon says, “that was an absolute sign that you were weak among the old-school guys. Deep down, there were a lot of guys who wanted to talk to them, but they knew that if they were seen talking to them, it would be seen sign as a sign of weakness. And the manager might think less of him.

“That was an absolute fact, and even today, I don’t think that stigma has been totally erased. To think that psychology is an indicator of weakness, truly is an ignorant statement. When people are fighting it, it’s only because they don’t understand it.

“It’s no different than your hitting coach, your pitching coach, your infield coach. A mental skills coach is going to help you think better, think more clearly in the moment, and control your emotions.’’

In the words of the late Yogi Berra: “Baseball is 90 percent mental. The other half is physical.’’

One million arm: una storia di trasferimento di talento

Ho visto il film intitolato “One million arm” che narra la storia di un visionario manager US che intende scoprire talenti per il baseball in giovani che praticano altri sport. Si convince che l’India è il paese ancora meno sfruttato per questa ricerca e convince un ricco cinese a finanziare questa ricerca. Chi lancerà una palla di baseball a 80 miglia parteciperà a un periodo di allenamento e successivamente i due atleti migliori vinceranno un premio e si trasferiranno per un anno negli USA ad allenarsi. Al termine dell’anno i due atleti indiani non riescono a superare il provino organizzato con i migliori scout del baseball e l’impresa sembra fallita. Il manager però riesce a ottenere un finanziamento per un altro anno al termine del quale invece i due ragazzi riescono a convincere gli esperti con i loro lanci. Conclusione, sono stati i primi due indiani a giocare nella Major League.

Questa è una storia vera che racconta come la ricerca del talento sia a tutt’oggi ancorata a stereotipi scientifici troppo rigidi, che impediscono che storie come questa siano molto più frequenti. I britannici lo hanno capito da tempo e negli ultimi 8 anni hanno arricchito le loro nazionali di circa 100 atleti servendosi di un sistema come quello descritto nel film.

In Italia,  sto tentando di introdurre questo concetto da qualche anno ma le organizzazioni sportive sono rigide, i biomeccanici e gli allenatori ritengono che si debba sempre partire dai bambini e in sostanza ognuno si fa forte delle proprie sicurezze anziché provare strade nuove. Pazienza!