Il morso di Suarez a Chiellini è la reazione di chi è frustrato nella soddisfazione delle proprie esigenze di calciatore e trova come unica reazione l’offesa fisica all’avversario. Suarez è in buona compagnia, insieme a Zidane e Cantona nel calcio e Tyson nel pugilato, Appartiene a quel ristretto numero di campioni dello sport che non riescono a gestire le proprie emozioni nei momenti di maggiore pressione agonistica. La loro è una reazione primordiale, arcaica, non hanno compiuto un semplice fallo di ritorsione, come quello che è costato l’espulsione di Marchisio. Hanno compiuto invece un fallo primitivo; mordere la spalla, abbattere con una testata l’avversario senza palla o dare un calcio a freddo durante la partita a … un tifoso. Il modo per superare queste situazioni consiste nel non vivere altri momenti di così alta tensione, ma se sei una giocatore non è possibile. Sono proprio queste le condizioni competitive che saranno da te ricordate come quelle in cui sei stato un campione e non un uomo qualsiasi. Ma per loro capirlo è facile, perché stiamo parlando di campioni ma esserlo non è semplice e tantomeno facile. Per loro è usuale incontrare ostacoli nella soddisfazione dei propri bisogni e saperli affrontare. Ma cosa gli dice la testa in quei momenti? Gli dice purtroppo “vai e colpisci perché altrimenti sarai tu a soccombere e solo se sei duro gli altri ti rispetteranno”. Sono figli di genitori assenti o autoritari ma saperlo non aiuta, serve invece riconoscere che ora si è adulti responsabili delle proprie azioni e che quale che sia l’educazione ricevuta è giunto il momento di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Suarez è stato squalificato per 10 giornate per un morso a un avversario ed è anche andato dallo psicologo ma ciò non è stato sufficiente. Non aiuta a cambiare l’essere strapagato, l’essere accettato perché in ogni caso segni molti goal, mentre si dimentica la persona per privilegiare il calciatore. Quanti goal vale un morso, cioè un comportamento anti sportivo? E’ questo il campione a cui vogliamo educare nostro figlio?
Leggilo anche su: L’HuffingtonPost