Tutti guardano, alcuni osservano. Tutti guardano, in quanto questo verbo indica l’azione del dirigere gli occhi, del fissare lo sguardo su qualche cosa, senza per forza che questo comporti il sapere consapevolmente cosa stia avvenendo, ad esempio, su un campo sportivo. Tanto è vera questa affermazione che quando si vuole qualificare meglio e rendere più specifica l’azione del guardare si aggiunge un attributo che fa capire l’intenzione di colui che guarda, si dice quindi “guardare con insistenza, guardare con interesse, guardare con disprezzo, guardare con odio” e così via. Per un atleta, guardare un evento non è pertanto sufficiente per comprendere cosa stia succedendo, nella sua azione di vedere un evento dovrà effettuare un ulteriore passaggio cominciando a osservare. Infatti, osservare significa:
“Esaminare, considerare con attenzione, anche con l’aiuto di strumenti adatti, al fine di conoscere meglio, di rendersi conto di qualche cosa, di rilevare i particolari, o per formulare giudizi e considerazioni di varia natura …Talora fa riferimento più all’attenzione della mente che a quella dell’occhio … posare attentamente lo sguardo su qualche cosa o su persone, sia per la semplice curiosità, sia con l’intenzione critica, per notare difetti, per cogliere altri in fallo” (Vocabolario della Lingua Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1989, vol. 3° p. 588).
L’osservazione rappresenta di conseguenza l’atto attraverso cui gli allenatori e atleti diventano consapevoli dell’agire degli atleti stessi o degli avversari, nonché delle abilità che dimostrano di mettere in campo durante lo svolgimento delle prestazioni sportive e più in generale di tutti quegli aspetti che si ritengono pertinenti e degni di essere notati.