Cecilia Camellini: due ori paralimpici con altrettanti record mondiali nei 50 (30”94) e 100 stile libero (1’07”29) non vedenti. Un bronzo nei 100 dorso (1’19”91), con una grinta dimostrata nel finale di gara che le ha insegnato sin dagli inizi Ettore Pacini, suo primo allenatore e scopritore. «Le ho trasmesso la cattiveria giusta – racconta il presidente della società Asd Tricolore di Reggio Emilia -. In gara è come un pugile sul ring: le altre nuotatrici non sono avversarie, ma nemiche».
Come spiegare il nuoto a chi non ha mai potuto vederlo con i propri occhi? «Guardavo alla tv il gesto tecnico dei campioni e cercavo di spiegarglielo attraverso una spiegazione logica – aggiunge -. Non è stato difficile per me dato che sono ipovedente e ho lavorato molto con i non vedenti». Un idillio cominciato nel settembre del 2003, quando Cecilia aveva appena 11 anni e mezzo. Differenze negli allenamenti dai normodotati? «Macché, lei nuota tutte le mattine per due ore e mezza, poi fa altri quattro doppi allenamenti al pomeriggio e quattro ore di palestra a settimana. In totale, si allena per circa trenta ore». Un carico che verrà ridotto dopo Londra: «Si è diplomata l’anno scorso al liceo classico Muratori di Modena con il massimo dei voti e quest’anno si è iscritta a Psicologia presso l’Università di Cesena. Per cui darà la precedenza allo studio per i prossimi tre anni, poi torneremo a caricare in vista di Rio de Janeiro».
(da: http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/articolo/lstp/467197/)
«Ho iniziato piccolissima. Nuotava mio fratello e ho voluto provare anch’io: non ho più smesso. Con il nuoto ho imparato a conoscere il mio corpo ed è l’unico sport che mi rilassa e mi fa sentire in un ambiente protetto. Ho provato anche l’atletica, lo sci, e l’equitazione e posso dire che se proprio dovessi lasciare il nuoto, forse andrei a cavallo. Ma quando sto solo tre giorni senza nuotare impazzisco e faccio impazzire chi ho attorno».
«I tecnici hanno creduto in me e mi hanno spronata. Ed oggi eccomi qui a Londra, alla mia seconda Paralimpiade. È un’emozione così forte che a volte ancora non ci credo. Penso ci siano ancora dei pregiudizi sulla disabilità anche tra gli stessi disabili: fa paura pensare che se non sei vedente o hai qualche disabilità puoi comunque fare le cose che fanno gli altri».
(da: http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/altrosport/2012/3-settembre-2012/cecilia-vola-buio-l-acqua-mi-protegge-2111666219364.shtml)