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Talvolta le collaborazioni diventano situazioni uniche che durano per tutta la carriera di un atleta. E’ il caso del mio rapporto con Johnny Pellielo che dura da 25 anni, dal 1995, un anno prima dei Giochi Olimpici di Atlanta.
Le competenze psicologiche che un atleta deve dimostrare in gara e in allenamento sono spesso difficili da definire, perché si rischia di fare una lista senza fine, che quando diventa troppo ampia perde la sua utilità poiché non si sa più da dove cominciare e cosa serve realmente nei momenti più importanti di una gara. Ciò nonostante oggi vorrei elencare le abilità che dal mio punto di vista rappresentano una pietra miliare nella vita sportiva di un atleta.
- Auto-controllo – vuol dire sapere quali sono i comportamenti da metter in atto nelle varie situazioni sportive e che bisogna sapere gestire per soddisfare le richieste di gara. L’auto-controllo richiede il rispetto dell’avversario e nel contempo l’abilità a indirizzare se stessi e la propria aggressività per oltrepassare le difficoltà poste dalla gara e dall’avversario, con l’obiettivo di fornire la migliore prestazione di cui si è capaci.
- Prontezza all’azione – l’atleta è una persona che agisce e quindi deve essere pronto a calciare una palla, a tirare un colpo, a mettere una botta, a correre a un ritmo preciso, ad anticipare gli avversari, a iniziare piuttosto che concludere in modo efficace una gara e così via. La prontezza si manifesta quindi in un elevato livello di consapevolezza situazionale: bisogna sapere cosa fare in un determinato momento e farlo nel modo migliore.
- Tenacia e resilienza – non mi è chiara la distinzione fra questi due concetti psicologici, ma ritengo che un atleta debba continuare a fare del suo meglio anche quando è stanco, quando tutto sembra perduto, nei momenti decisivi, quando manca poco alla fine di una gara, quando si sente confuso ma sa che ha preparato un piano per quei momenti.
- Attenzione – Robert Nideffer ha detto che l’attenzione è l’unica cosa che conta nei momenti decisivi, sono d’accordo e per questa ragione la considero come quell’abilità che mette in grado l’atleta di sapere dove indirizzare il proprio impegno mentale. Bisogna sapere a cosa prestare attenzione, sapere quando servirsi di uno stile attentivo rivolto in modo ampio verso l’ambiente piuttosto che invece averne uno più ristretto e focalizzato su pochissimi fattori esterni. Senza un’attenzione adeguata non si è in grado di comprendere cosa sta per accadere e di muoversi anticipatamente.
- Ottimismo – La spiegazione delle prestazioni sportive è un fattore importante poiché determina l’aspettativa in relazione a quelle future. Gli esseri umani sono spesso impegnati a spiegarsi i propri risultati positivi e negativi. E’ pertanto fondamentale che un atleta abbia una percezione ottimista delle proprie prestazioni, poiché se si spiegano i risultati positivi in termini di fortuna o mancanza di avversari competenti, difficilmente si potrà migliorare e acquisire una mentalità vincente.
Si parla continuamente dell’eccellenza italiana nella moda, cibo, arte e si parla meno delle eccellenze presenti nello nostro sport. I giornali italiani, a partire da quelli sportivi, sono piegati alla volontà del calcio la cui potenza mediatica partecipa a uccidere gli altri sport. Pagine per il resuscitato Totti, dibattiti se è da nazionale, e poche righe o al massimo una colonna, per Vanessa Ferrari che vince a 23 anni l’argento ai mondiali di ginnastica o per Giovanni Pellielo che vince per la quarta volta il mondiale di tiro a volo a più di quaranta anni. Sono solo gli ultimi esempi di come la cultura sportiva non interessa se non nei giorni delle olimpiadi. Mentre dobbiamo interessarci del calcio impazzito dominato in molte città da tifosi violenti.
L’intensità dell’allenamento significa provare quanto si è capaci a affrontare situazioni difficili, che possono essere simili a quelle delle competizioni. Molti atleti non si servono di questo sistema, i campioni sì. Un esempio, Giovanni Pellielo, vincitore di tre medaglie olimpiche nel tiro a volo in tre olimpiadi ora si allena nel suo campo senza alcuna tettoia che lo protegga dal sole. E’ l’unico in Italia a fare in questo modo; la ragione è che nelle gare internazionali non vi sono le tettoie che riparano dal sole, cambiando quindi la percezione. Per provare cosa significa, basta stare per mezz’ora (la durata di una serie nel tiro a volo) al sole cercando di mantenere un livello massimo di concentrazione quando vi sono al minimo 30 gradi e il piattello corre a 100km all’ora. Capito cosa si intende per intensità dell’allenamento?