Mancano solo più 100 giorni all’inizio dell’avventura olimpica di Londra. A tre mesi dall’evento sportivo più significativo nella vita di un atleta è importante, se non lo si è già fatto, pianificare e prevedere come si vuole vivere quei giorni e quali potrebbero essere gli imprevisti e le situazioni di difficoltà che potrebbero presentarsi. Pianificare le proprie azioni, essere consapevoli di quali sono i pensieri e gli stati d’animo più utili per se stessi, sapere come reagire alle situazioni negative che potrebbero accadere durante le prestazioni sono fattori importanti per fornire quel determinato giorno a quella determinata ora la migliore prestazione di cui si è capaci. Questo approccio viene chiamato “perfezionismo positivo dell’atleta”. A tale riguardo e proprio per comprendere le ragioni degli insuccessi di molti atleti/squadre alle Olimpiadi di Pechino ho analizzato le loro dichiarazioni pubblicate sui quotidiani allo scopo di stabilire cosa si deve evitare in queste situazioni. Lo ripropongo oggi allo scopo di fare conoscere quali sono gli imprevisti e le difficoltà che si potrebbero incontrare e per sottolineare l’utilità di avere un piano, preparato in precedenza e non in momenti di stress agonistico, che guidi l’atleta/la squadra fuori da questi momenti. I problemi emersi dalle interviste agli atleti li ho così classificati: non avere un piano per affrontare le difficoltà, sbagliare le azioni più semplici, l’errore di un anno, lo stress agonistico, impostazione di gara sbagliata, campioni patinati, presunzione e mancanza d’impegno. Leggi l’articolo: http://www.ceiconsulting.it/it/publications/articles/doc008.pdf
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Leggo un’intervista a Spielberg e a Jackson il produttore del film su Tintin dove si afferma: “Probabilmente abbiamo speso due o tre anni di lavoro per realizzare ogni particolare nuance e sottigliezza del volto di Tintin. Steven e io abbiamo avuto lunghe video conferenze con il team dei disegnatori … chiedendo loro “Gli occhi possono essere del 15% più piccoli? Le sopracciglia possono essere un po’ più basse?” Queste sono richieste di perfezionismo del regista e del produttore e che in questo modo sono state soddisfatte. E’ un perfezionismo positivo perchè si è concretizzato in un risultato efficace. Un altro aspetto di questa ricerca è che richiede tempo, bisogna provare e riprovare e poi provare ancora. Nel frattempo si presentano degli ostacoli, ci sono fasi che sembrano insuperabili, poi viene il giorno in cui il puzzle si compone e si giunge alla soluzione. Gli atleti, quelli bravi, fanno lo stesso, ripetono migliaia di volte le stesse azioni con qualche piccola modifica fino a quando “appare” il movimento ottimale per loro stessi. A quel punto ci si allena per ripeterlo, entrando così nella fase chiamata della “disponibilità variabile” in cui l’azione può essere avviata e condotta a termine indipendentemente dalle caratteristiche della situazione agonistica. Solo così si raggiunge l’eccellenza.