Capello, Lippi, Dunga e Maradona non hanno guidato solo nazionali di grande prestigio ma sono loro stessi persone di livello assoluto nel calcio, però sono andati fuori alle prime difficoltà vere che il campionato del mondo gli ha presentato. Sono allenatori con personalità molto diverse ma nelle spiegazioni relative a questo insuccesso sono stati molto simili. Con modi diversi si sono assunti la responsabilità della disfatta, si sono dimostrati emotivamente coinvolti ma non hanno mai risposto a domande riguardanti il perché questo è successo (hanno detto non lo so) o cosa sarebbe potuto succedere se avessero giocato in modo diverso, con Tizio al posto di Caio. Queste domande li irritano, dicono che hanno già risposto, che sono fatte per polemizzare e così via. E’ un atteggiamento presuntuoso e narcisistico di chi pensa di avere fatto il meglio, salutare percezione soggettiva, peccato che il loro meglio abbia prodotto il peggio e chi domanda vorrebbe saperne le ragioni e non vedere capi solo dispiaciuti o lacrimevoli.
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Gli errori di Rosetti e quelli dell’arbitro del goal non visto a favore dell’ Inghilterra dicono di quanto sia facile agire in modo mentalmente rigido, non ascoltando e pensando che si ha ragione in ogni caso. E’ chiaro che l’errore va accettato, nessun arbitraggio è perfetto, ma quando gli sbagli sono clamorosi vuol dire che l’arbitro non è mentalmente in forma. Dovrebbero allenarsi mentalmente a pensare cosa fare in situazioni come quelle che sono accadute e che non sono frequenti ma decisive. D’altra parte è questa la differenza tra i best performer e gli altri, vedere e decidere quando gli altri sbaglierebbero. Altrimenti perché scegliere Rosetti e non Giuseppe Rossi?